Svimez, rapporto-choc: "Sud condannato all'arretratezza"

I numeri drammatici per il Mezzogiorno, che in questi anni ha fatto persino peggio della Grecia

Stipendi bassi per i pochi che lavorano, consumi in calo, investimenti in picchiata e zero prospettive: il tradizionale studio promosso dall'associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno consegna un quadro che definire drammatico è poco

Benevento.  

Un Sud condannato al sottosviluppo permanente. Dopo anni di rapporti negativi, segni meno e analisi per nulla incoraggianti, il consueto studio condotto dallo Svimez (l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) consegna un quadro spietato. Il quale altro non racconta se non la fotografia di una realtà. Drammatica, come quella che vivono tutte le disgraziate regioni di questa parte del Paese.  Per il settimo anno consecutivo il Pil del Mezzogiorno fa registrare un saldo negativo (-1,3%), mentre il divario di prodotto interno lordo pro capite fra Nord e Sud è tornato addirittura ai livelli di quindici anni fa: in pratica, tre lustri sono passati invano, ed hanno segnato solamente un peggioramento della situazione: perché, come se non bastasse, nel frattempo i consumi delle famiglie sono crollati del 13%, gli investimenti nell’industria addirittura del 59%.

Numeri da brivido, bastevoli già da soli a dare alla “questione meridionale” la priorità assoluta del dibattito politico, istituzionale e civico.  Ma niente di tutto questo accadrà, perché la sensazione netta che si ha è che non ci sono idee (e forse neanche volontà politica) di affrontare di petto le infinite criticità di questa parte d’Italia.  Nello specifico, per quanto riguarda il Pil campano, si registra un mesto -1,2%. E si va in doppia cifra addirittura al -14,4%, se si tiene conto degli anni della crisi dal 2008 al 2014. 

Se si va ancora più dietro, ossia dal 2001 e fino allo scorso, viene fuori che il Mezzogiorno ha fatto persino peggio della Grecia. Investimenti in netto calo, consumi delle famiglie che arrancano e nessun settore che può dirsi al riparo: questa la situazione di gravissimo arretramento che si registra.  Un dato basterebbe per fare la sintesi di quanto siano distanti le dichiarazioni di principio dalle azioni concrete, a livello locale ma anche regionale e nazionale: mentre tutti si riempiono la bocca di agricoltura e di recupero della vocazione autentica del territorio, il comparto perde (nel solo 2014) ben il 6,2%. “Il Sud è ornai a forte rischio di desertificazione industriale - si legge nel rapporto Svimez - con la conseguenza che l’assenza di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedire all’area meridionale di agganciare la possibile ripresa e trasformare la crisi ciclica in un sottosviluppo permanente”. Nero su bianco. Come una sentenza. Capitale. 

Giovanbattista Lanzilli