La Chiesa di Santa Sofia torni prima sala del Museo del Sannio

La proposta della Società Storica del Sannio e di Isidea

Benevento.  

Una proposta non nuova ma mai attuata torna ad essere ventilata da Giacomo de Antonellis e Rito Martignetti che, rispettivamente per la Società storica del Sannio e per Isidea firmano una nota congiunta chiedendo una gestione più corretta di Santa Sofia, patrimonio Unesco.
Difficile, infatti, conciliari gli orari parrocchiali della Chiesa con la sua gestione in quanto bene turistico riconosciuto patrimonio dell'umanità.

«A seguito del recente increscioso episodio riguardante Santa Sofia (chiesa lasciata aperta durante la notte con intervento della polizia che si è sostituita ai curatori) si ripropone il problema della corretta gestione di questo sito Unesco - si legge dunque nella nota che continua. - La Società storica del Sannio e l’associazione Isidea sollecitano nuovamente le autorità civili ed ecclesiastiche a prendere in esame la reale tutela del complesso artistico, che coinvolge anche il chiostro e il campanile. In proposito si ricorda che la chiesa di Santa Sofia, concessa in uso alla Archidiocesi, è soggetta con il suo campanile al FEC, fondo edifici di culto, gestito dal Ministero dell’Interno/Prefettura di Benevento.

Per anni è stata anche prima sala del Museo del Sannio, con accesso diretto al Chiostro di Santa Sofia curato dai custodi provinciali, all’attualità capaci di assicurare quell’apertura continuativa, dalle ore 9 alle 19, che la Società storica del Sannio e Isidea chiedono di riattivare.
Avendo qualifica di parrocchia, Santa Sofia oggi assolve in modo riduttivo alle funzioni sociali e religiose, a causa della minuscola sede rispetto al vasto territorio che ad essa fa capo, esprimendo il proprio ruolo sui riti sacramentali più essenziali (spesso a favore di persone estranee ai confini parrocchiali, specialmente per i matrimoni, molto richiesti grazie alla sua cornice monumentale). E qui conviene anche osservare che alcune vicine e magnifiche chiese come il Santissimo Salvatore, San Domenico e l’Annunziata sono praticamente inutilizzate per il culto. Inoltre, la Prefettura e la stessa parrocchia di Santa Sofia sembrano disinteressati alla conservazione del campanile, che al suo interno nasconde un degrado spaventoso.
La Società storica del Sannio e l’associazione Isidea chiedono, pertanto, ai diretti responsabili (Prefettura, Archidiocesi, Comune, Provincia e Soprintendenza) di uscire dal silenzio, assumendosi gli obblighi dei rispettivi ruoli. Non si può sollecitare ed ottenere un riconoscimento dall’Unesco per una prestigiosa vestigia beneventana senza poi garantire la sua assoluta fruibilità per i visitatori e la sua continua e decorosa tutela».