Marò; «Guardare al caso Lockerbie»

Interviene il professor Virzo dell'Università degli Studi del Sannio

Benevento.  

Sulla complicata vicenda internazionale dei marò è spesso chiamato in causa, dai media nazionali, come osservatore, in quanto esperto di controversie del Tribunale del Mare, Roberto Virzo, docente di diritto internazionale all’Università del Sannio e in Florida. Dopo la decisione del Tribunale Internazionale del diritto del mare di Amburgo (Itlos), di lunedì scorso, con la quale si è deciso che la Corte Suprema indiana debba sospendere il processo penale ai due fucilieri italiani, accusati di avere ucciso due pescatori indiani durante una missione di antipirateria, il 15 febbraio 2012, il professore Virzo ha dichiarato all’Ansa che «non si può escludere un’intesa prima di arrivare alla sentenza di merito del Tribuanale arbitrale, per esempio individuando uno stato terzo che accolga i due marò». La sentenza del Tribunale del mare ha stabilito che dovrà essere un Tribunale arbitrale internazionale, composto da cinque giudici, a decidere dove dovranno essere giudicati Massimiliano La Torre, in Italia dal 14 settembre 2014 per motivi di salute, e Salvatore Girone, relegato nell’ambasciata italiana a New Delhi. «L’ordinanza del Tribunale – commenta Virzo – sospende di fatto tutti i procedimenti in corso sia in Italia che in India. New Dehli non può più far valere la sua presunzione di non tener conto della contestazione italiana dell’esercizio della giurisdizione e di poter quindi giudicare in ogni caso i due marò. Questo comportamento unilaterale dell’India non può essere più tenuto.

Fino allo scorso 24 agosto, infatti, aveva rifiutato ogni richiesta di negoziato sostanziale, poiché convinta che avesse giurisdizione sui due fucilieri italiani». Saranno determinanti i rapporti diplomatici tra i due stati per risolvere una controversia che dura ormai da tre anni; e saranno necessari altri due anni, dopo che il Tribunale arbitrale stabilirà il foro competente.

Quale potrebbe essere lo stato dove potrebbero essere trasferiti o addirittura giudicati i marò?

«Probabilmente l’India non accetterà che sia uno stato dell’Unione europea a giudicare, e al momento non ci sono proposte e disponibilità ufficiali. Nel presente bisogna continuare sulla strada del Tribunale arbitrale e aprire una via diplomatica con l’India per trovare un accordo in tempi brevi». E sul nome del terzo stato, chiamato in causa per giudicare i marò, Virzo non si sbilancia, anche se sul Corriere della Sera di martedì c’è un riferimento velato del giornalista ai Rolling Stones, che senza dubbio richiamano il Regno Unito, il quale, pur essendo membro dell’UE ma non dell’eurozona è legato storicamente.

C’è un precedente storico che ricorda la vicenda dei due marò italiani?

«Il caso Lockerbie: molto simile dal punto di vista della questione dell’esercizio della giurisdizione ma differente per i fatti della controversia». Il 21 dicembre del 1988, alle 19:03, il volo Pan Am 103 partito da Londra e diretto a New York esplose in volo a causa di un ordigno contenuto in una valigia e si schiantò sulla cittadina di Lockerbie, in Scozia.

Morirono tutte le 259 persone che si trovavano a bordo dell’aereo, di cui 189 cittadini americani: alcuni furono sbalzati fuori e precipitarono per nove chilometri, molti dei quali a una temperatura di -46 gradi. Chi rimase attaccato al sedile morì nello schianto. Morirono anche undici residenti di Lockerbie: le ali dell’aereo colpirono le loro case alla velocità di 800 chilometri orari e praticamente le disintegrarono, creando un cratere lungo 47 metri. (Fonte Il Post). «Due agenti segreti dei servizi libici furono accusati di essere i responsabili dell’attentato – riprende Virzo-.

Da una parte Stati Uniti e Regno Unito chiedevano di estradare i due presunti terroristi, mentre dall’altra la Libia voleva esercitare la sua giurisdizione e processarli a Tripoli. Per questo profilo una controversia simile a quella tra Italia e l’India. All’epoca del caso Lockerbie fu determinante la mediazione dell’Unione Africana, grazie alla quale il processo si svolse nei Paesi Bassi, uno Stato terzo dunque. Al termine del processo i due terroristi furono condannati». 

Michele Intorcia