Riscossione dei tributi, undici richieste di rinvio a giudizio

Sono state avanzate dalla Procura nell'inchiesta sulla Gosaf

Benevento.  

Un anno fa la chiusura dell'inchiesta ed il sequestro dei beni di alcuni indagati, ora le richieste di rinvio a giudizio. Le ha avanzate il pm Maria Scamarcio nei confronti delle undici persone chiamate in causa dall'attività investigativa della guardia di finanza sulla Gosaf, la società di riscossione dei tributi che, dopo aver operato in oltre cinquanta comuni italiani, dall'ottobre del 2014, dopo essere stata sequestrata, è guidata da un commissario giudiziario.

Dovranno presentarsi dinanzi al giudice dell'udienza preliminare, ad ottobre, Vincenzo Piccoli, 83 anni, di Sant'Agata dei Goti, presidente del Cda della Gosaf; Anna Maria Guadagno, 62 anni, di Paolisi, responsabile dell'area economica finanziaria del Comune di Paolisi; Domenico Principe, 66 anni, consigliere comunale a Paolisi; Carmine Montella, 55 anni, responsabile dell'ufficio tecnico del Comune di Paolisi; Laura Gabriele, 34 anni, di Isola Liri, responsabile del servizio tesoreria della Gosaf; Giuseppe Rossetti, 49 anni, di Piedimonte Matese, dirigente e membro del Cda della Gosaf; Raffaele Grimaldi, 54 anni, di Napoli, ragioniere generale della Provincia di Napoli; Claudio Marchese, 58 anni, di Napoli, responsabile dell'ufficio tributi della Provincia di Napoli; Salvatore Nacarlo, 63 anni, di Ascea, ragioniere capo del Comune di Portici; Salvatore Pollastro, 55 anni, di Sant'Agata dei Goti, dipendente del Comune saticulano, comandato presso la Regione Campania per il gruppo Popolari Udeur; Massimo Magnante, 49 anni, di Ferentino, responsabile dei servizi finanziari del Comune di Anagni.

Le accuse contestate a vario titolo vanno dal peculato al falso ed all'abuso d'ufficio. Nel mirino dei militari della polizia tributaria, le somme che la Gosaf avrebbe incassato e non versato ai Comuni di Portici e Anagni e, nel caso di Paolisi, denaro che la società non avrebbe potuto utilizzare perchè quei fondi assegnati al Comune erano vincolati. Secondo la Procura, per quanto riguarda Portici e Anagni, la Gosaf si sarebbe appropriata, rispettivamente, di 726mila euro riscossi a titolo di Tarsu e Tefa (tributo esercizio funzioni ambientali), di competenza della Provincia di Napoli” , e di 1 milione e 600mila euro: 1 milione e mezzo per la Tarsu, di competenza del Comune anagnino, il resto quale Tefa da riversare alla Provincia di Frosinone”.

La parabola discendente della società - sede legale a Montesarchio e base operativa a Sant'Agata dei Goti – era cominciata nel luglio 2014, quando la finanza di Caserta aveva sequestrato, nell'ambito dell'indagine della Procura sannita, 778mila euro all'amministratore e a Piccoli. Il sequestro, parzialmente annullato dal Riesame, era stato adottato rispetto ad un'ipotesi di peculato contestata in relazione all'attività svolta dal 2010 al 2012 in quattro centri del casertano: Arienzo, Francolise, Pietravairano e San Marcellino.

Immediata la replica della Gosaf, che aveva puntualizzato, rispetto “alle presunte appropriazioni di somme riconducibili all’aliquota addizionale di competenza provinciale relativa alla Tarsu dei Comuni di Arienzo, Francolise e Pietravairano, che la società ha versato tutto quanto dovuto e, pertanto, nessun pagamento è ad oggi in sospeso”. Inoltre, “per ciò che concerne il Comune di San Marcellino, Gosaf Spa è creditrice, nei confronti di detto Ente, di importi ben maggiori di quelli oggetto dell’asserita appropriazione, come ritenuta dall’Autorità inquirente”.

Un nuovo duro colpo era poi arrivato il 16 ottobre 2014, quando Piccoli era stato arrestato. A suo carico un'ordinanza ai domiciliari, poi annullata dal Riesame, che lo aveva rimesso in libertà, emessa, ancora per peculato, per una vicenda che riguardava il Comune di Paolisi. Secondo gli inquirenti, l'allora 81enne, che nel corso dell'interrogatorio aveva escluso di essersi impossessato anche solo di 1 euro, avrebbe utilizzato una parte del denaro di cui il Comune di Paolisi l'aveva autorizzato a rientrare, in virtù di alcune anticipazioni di cassa fatte come tesoriere, a copertura delle somme che gli erano state addebitate a luglio, quando per l'attività svolta dal 2010 al 2012 in quattro centri del casertano, era scattato il sequestro dei beni.

Non avrebbe potuto farlo, aveva sostenuto l'accusa, perchè quei fondi assegnati all'ente locale erano vincolati. Anche se sul relativo ordinativo di incasso della Cassa depositi e prestiti, erogatrice di un mutuo di 1 milione e mezzo di euro nell'ambito del cosiddetto decreto 'sblocca debiti', “veniva impropriamente indicata la destinazione 'libera' di tali fondi che, in realtà, hanno una natura vincolata e dovevano servire al Comune per pagare i debiti certi, liquidi ed esigibili maturati fino al 31 dicembre 2012”. Oltre all'arresto, le fiamme gialle avevano anche sequestrato la somma di poco più di un 1 milione di euro e la stessa Gosaf, nominando un amministratore giudiziario.

Sono impegnati nella difesa gli avvocati Marcello D'Auria, Paolo Abbate, Pasquale Matera, Sergio Clemente, Paolo Piccialli, Carmelita Romano, Alfonso Stile, Sara Petella, Alfonso Furgiuele, Francesco Trinchera, Vincenzo Maiello, Vittorio Fucci, Gennaro Iannotti e Vincenzo Galasso.

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