Due attentati per punire il marito e l'amante: arrestata

Ai domiciliari una 33enne di Bonea

Bonea.  

Da una parte la vendetta nei confronti del marito che l'aveva lasciata per andare a vivere con un'altra donna; dall'altra, forse, la speranza che lui interrompesse la relazione extraconiugale. Oscilla tra questi due sentimenti, in un mix diventato inevitabilmente pericoloso, il movente delle condotte per le quali Laura Laudonio, 33 anni, un'operaia di Bonea, è finita agli arresti domiciliari. Accusata di aver organizzato due attentati: uno incendiario, l'altro dinamitardo.

Violenza privata, porto e detenzione di ordigno esplosivo, queste le ipotesi di reato prospettate nell'ordinanza di custodia cautelare adottata dal Gip, su richiesta della Procura, ed eseguita dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale. Epilogo delle indagini, supportate anche da intercettazioni telefoniche ed ambientali, avviate su due episodi che avevano suscitato allarme: il primo risale allo scorso 6 gennaio, quando a San Leucio del Sannio, in via Vigne, era stato appiccato il fuoco, utilizzando la benzina contenuta in una tanica, ad una Fiat Punto e ad una Nissan Micra: le auto a disposizione del coniuge dell'indagata e di una 32enne del posto.

Otto giorni più tardi – il 14 gennaio -, ma a Bonea, in via Nocelle, un ordigno era stato fatto esplodere nell'agriturismo della famiglia del marito della Laudonio.

Due attentati – si legge in una nota del Procuratore Aldo Policastro – di cui la 33enne, difesa dall'avvocato Francesco Ceglia, si sarebbe assunta la responsabilità nel corso di un interrogatorio dinanzi al Pm, ammettendo di averli “ideati e fatti realizzare”. Un appuntamento, quello dinanzi al sostituto procuratore Maria Gabriella Di Lauro, fissato dopo due perquisizioni compiute un mese fa, che aveva riguardato anche una 41enne della provincia di Caserta, sospettata di aver fatto da tramite tra Laudonio e coloro che avrebbero bruciato le vetture e piazzato la bomba. Gli autori materiali, insomma, ancora da identificare. In quella occasione, però, la donna, assistita dall'avvocato Mario Cecere, si era avvalsa della facoltà di non rispondere.

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