Ammazzò la moglie a coltellate, condannato a 16 anni

Settembre 2014, il delitto di Cesine. Rito abbreviato, esclusa la premeditazione

Benevento.  

Chissà se anche per un attimo i loro sguardi si sono incrociati. Lui è rimasto seduto, a capo chino, sotto gli occhi della polizia penitenziaria; loro, due dei suoi tre figli, accanto al legale che li ha rappresentati come parti civili. Hanno rivissuto la drammatica vicenda che ha segnato per sempre le loro esistenze. Tutti si sono alzati quando il gip Roberto Melone – mancavano una ventina di minuti alle 13 - è rientrato in aula per leggere il dispositivo della sentenza. Sedici anni.

E’ la condanna stabilita con rito abbreviato, esclusa l’aggravante della premeditazione, per Pasquale Mastroianni, 53 anni, accusato dell'omicidio della moglie, Elvira Ciampi, 49 anni, uccisa a coltellate nel garage della loro abitazione alla contrada Cesine di San Giorgio del Sannio. Era il 16 settembre dello scorso anno. La donna aveva deciso di separarsi, il marito non voleva. La pena è la stessa proposta dal pm Flavia Felaco: anche lei, al pari dell’avvocato Vincenzo Speranza, difensore dell’imputato, aveva nella sua requisitoria messo da parte l’idea di un delitto organizzato (circostanza contestata nel capo di accusa), sulla quale aveva invece insistito l’avvocato Angelo Leone, per le tre  parti civili. Per ognuna di loro il pagamento da parte del padre di una provvisionale immediatamente esecutiva di 30mila euro ed il risarcimento dei danni, da liquidarsi in separata sede.

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Era stata una figlia, nel rientrare da scuola, a far scattare l'allarme. Immediato l’avvio delle indagini dei carabinieri. Dall’autopsia curata dal medico legale, la dottoressa Monica Fonzo, erano emersi oltre trenta colpi inferti alla donna, che aveva deciso di interrompere il matrimonio. Una decisione, quella della separazione, che l'imputato aveva saputo dalla coniuge in modo compiuto – affermerà successivamente - solo la mattina di quel tragico martedì. In precedenza, invece, era stato un figlio ad accennargli la scelta di colei che aveva sposato. Subito dopo aver colpito a morte Elvira, Pasquale Mastroianni aveva tentato di farla finita: cercando di impiccarsi, ingerendo un diserbante che aveva però vomitato, infine ferendosi al collo ed all'addome. Per questo era stato ricoverato in stato di arresto al Rummo.  

Interrogato dal gip Sergio Pezza, l’allora 52enne, che da alcuni giorni viveva nella sua Fiat Punto blu, aveva ammesso le sue responsabilità, come aveva già fatto con il pm Felaco. «Non avevo alcuna intenzione di togliere la vita ad Elvira, non volevo che finisse così», aveva spiegato. «Lei si fidava di me, altrimenti non avrebbe permesso che entrassi in casa», aveva aggiunto. La Procura aveva chiesto il giudizio immediato, cui era seguita la scelta del rito abbreviato da parte della difesa. L'attività dell'avvocato Speranza è stata scandita dall'acquisizione delle testimonianze di una decina di persone, alcune residenti  nel Cilento, per le quali Mastroianni avrebbe dovuto eseguire dei lavori già il mercoledì. Così come stabilito da accordi stretti in precedenza, in virtù  dei quali aveva anche incassato un anticipo. Nessuna premeditazione, dunque. L’uomo si stava preparando a tornare in provincia di Salerno, e per questo aveva acquistato, così come confermato da uno scontrino, lenzuola, asciugamani e biancheria intima. 

Enzo Spiezia