Inquinamento fiumi, tra "colore nero, schiuma e vergogna...."

In aula le parole del consulente del Pm nel processo a carico di ex o attuali 23 sindaci

Benevento.  

Aveva affidato le sue conclusioni alla consulenza redatta nel 2011 su incarico della Procura. Questa mattina le ha ribadite in aula, rispondendo alle domande del pm Donatella Palombo e della difesa. Un quadro a tinte fosche sulle condizioni dei fiumi Calore, Sabato e Isclero, in calce la firma del dottore Giovanni Damiani.

E’ comparso dinanzi al Tribunale nel processo a carico di 23 primi cittadini - in carica o che lo sono stati - chiamati in causa dall'inchiesta diretta dal sostituto procuratore Antonio Clemente, e condotta dal Corpo forestale, sull'inquinamento dei tre corsi di acqua. Una lunga deposizione che, lasciando da parte ogni possibile riferimento ai risultati delle analisi - ritenuti inutilizzabili perchè i prelievi della Forestale sono stati eseguiti senza aver avvisato i sindaci interessati, in modo da permettere a ciascuno di loro la nomina di un consulente-, è stata aperta dall’illustrazione delle metodologie usate per saggiare lo stato di salute dei tre fiumi. A cominciare dagli “indici biotici”.  Che, a differenza dei test chimici, offrono un “giudizio sull’ultimo periodo in base alla vita delle specie”. Animali e piante con una moltitudine di varietà che, “se presenti in una composizione integra”, restituiscono un panorama positivo. Che assume un segno opposto se, al contrario, “mancano all’appello uno o più elementi che contribuiscono alle dinamiche interne di un fiume”. Perché – ha spiegato Damiani – “l’inquinamento non ammazza tutte le forme di vita, alcune le favorisce”.

 Il lavoro di monitoraggio è stato condotto attraverso l’individuazione di una serie di punti di osservazione (“stazioni”) per ogni corso d’acqua. Sei per il Calore (da Apice, dove fa il suo ingresso dall’Irpinia, a prima e dopo Ponte Valentino, a Cellarulo e Scafa); due per il Sabato (stretto di Barba e Ponte Leproso), quattro per l’Isclero (da Cervinara ad Airola, Moiano e Sant’Agata dei Goti). Una mappa corredata da valutazioni severe per il Sabato. “Quando arriva nel Sannio, proveniente da Avellino, dove è già uno squallido canale inquinato, è di colore nero e con una schiuma bianca…”.

Dopo aver sottolineato di aver studiato 158 fiumi, Damiani ha definito quella del Sabato “una delle situazioni peggiori”, ed ha ricordato un incidente che gli era capitato all’epoca. “Mentre eravamo con gli stivali in acqua, alcuni schizzi hanno causato delle bolle sulla pelle….”.  Le parole sono diventate ancora più dure rispetto “al pellame ed ai detriti” nell’Isclero. “Una vergona”, ha tuonato.

Sollecitato dal Pm, il teste ha poi passato in rassegna, in modo analitico, la presenza di depuratori e scarichi in più centri della provincia. “Benevento, che ha la responsabilità della metà del carico inquinante per il Calore ed il Sabato, ha tre impianti di depurazione che servono solo il 14% dei cittadini e 11 scarichi…”.

Nessun impianto per il trattamento delle acque reflue (tra parentesi il numero degli scarichi) a “Casalduni (1), Castelpagano (1), Cautano (1), Foglianise (4), Pago Veiano (2), Paupisi (3), San Martino Sannita (4), Solopaca (3) e Torrecuso (3)”.  Sono dotate di un impianto di depurazione “Airola (2 scarichi), Castelpoto (1), Durazzano, dove non è stato completato (1), Ponte (3), San Giorgio del Sannio (3),  San Nicola Manfredi e Morcone (3)”.

Una fotografia, quella scattata da Damiani quattro anni fa, corredata da alcune soluzioni proposte (“tecniche di depurazione a basso costo, separazione delle acque..”) e integrata da una considerazione suonata in aula come un richiamo fortissimo: “La Provincia di Benevento ha buone linee guida sulla manutenzione fluviale, ma la mia sensazione è che siano poco applicate….”. L’udienza è poi vissuta degli interventi di alcuni dei difensori: in particolare, gli avvocati Italo Palumbo, Carmen Esposito, Pierluigi Pugliese, Luigi Diego Perifano, Nico Colangelo, Marcello D’Auria e Pasquale Matera.

Il 27 ottobre nuovo appuntamento con un processo nel quale sono imputati  Biagio Supino (Airola dal 2001 al 2011);  Fausto Pepe, primo cittadino di Benevento; Raimondo Mazzarelli (Casalduni); Giuseppe Bozzuto (Castelpagano); Gian­    carlo Schipani (Castelpoto - fino al 2011); Antonio Orlacchio (Cautano); Giuseppe Fuggi (Cautano - dal 2004 al 2009); Alessandro Crisci (Durazzano); Antonio Stasi (Durazzano- dal 2005 al 2008); Giovanni Mastrocinque (Foglianise); Cos­tantino Fortunato (Morcone); Rosario Spatafora (Morcone -dal 2001 al 2007); Rosario Antonino (Pago Veiano - dal 2001 al 2007); Angelo Aceto (Paupisi); Domenico Ventucci (Ponte); Mario Meola (Ponte - dal 1999 al 2009); Giorgio Nardone (San Giorgio del Sannio - dal 2001 al 2011); Angelo Ciampi (San Mar­tino Sannita); Michele De Figlio (San Martino Sannita - dal 2004 al 2009); Angelo Parrella (San Nicola Manfredi - dal 2006 al 2010); Pompilio Forgione (Solopaca - dal 2001 al 2011); Giovanni Cutillo (Torrecuso); Francesco De Nigris (Torrecuso - dal 2004 al 2009).  

Inizialmente erano stati coinvolti altri ventotto primi cittadini: per tredici di loro era arrivata l’archiviazione, per gli altri quindici il proscioglimento, deciso dal gup Sergio Pezza. Che nella stessa occasione aveva disposto il rinvio a giudizio dei sindaci dei centri privi di depuratore o, anche con l'impianto per il trattamento delle acque, per la presenza di scarichi abusivi.

Enzo Spiezia