Accuse prescritte per un direttore delle Poste

Il Tribunale: non doversi procedere per i reati di falso e appropriazione indebita

Benevento.  

Non doversi procedere per intervenuta prescrizione delle accuse di falso e appropriazione indebita. E' la sentenza pronunciata pochi minuti fa dal Tribunale, dopo aver qualificato l'iniziale contestazione di peculato in quella, appunto, di appropriazione indebita, al termine del processo nei confronti di Angelo Falcione, dipendente delle Poste. I fatti risalgono al 2004 e al 2005, quando Falcione era responsabile delle Agenzie 5 ed 8 di Benevento.

Secondo la Procura, avrebbe fatto sparire la somma di 20mila euro da alcuni libretti di risparmio dopo averli convertiti nella forma online. Inoltre, avrebbe falsificato alcune firme.

Sia il pm Nicoletta Giammarino, sia l'avvocato Vincenzo Sguera, difensore dell'imputato, avevano proposto la derubricazione del reato di peculato alla luce di una recente sentenza della Cassazione che ha stabilito che quando le Poste operano con modalità bancarie, il rapporto è di natura privatistica.
Ecco perchè non più peculato ma appropriazione indebita, come detto dichiarata prescritta.  

Redazione