Un omicidio avvolto dal mistero

Ancora senza soluzione il delitto di Cosimo Nizza ammazzato in strada con tre colpi di piscola

Benevento.  

La mattina in cui gli avevano sparato, non aveva potuto neanche abbozzare un tentativo di difesa. Era il 27 aprile 2009: lo stesso giorno in cui, quattro anni prima, un incidente in moto gli aveva cambiato completamente la vita. Costringendolo su una sedia a rotelle.
Cosimo Nizza, di Benevento, aveva 48 anni ed era un personaggio noto alle forze dell'ordine perchè più volte coinvolto in indagini ed operazioni. Dal 2007 non era però sottoposto più alla sorveglianza speciale. Un omicidio, il suo, che resta avvolto dal mistero. A distanza di oltre sei anni, buio fitto: gli assassini non hanno infatti ancora un volto. Sposato e con figli, Nizza abitava in via Bonazzi, al rione Libertà, in un appartamento al piano rialzato di uno stabile. Una casa munita di videocitofono e persiane in ferro.
Quella mattina era in strada con la sua carrozzella elettrica, per seguire i lavori che un operaio stava effettuando nella parte posteriore del palazzo; poco più in là un'area di parcheggio, tutt'intorno altri edifici. I due killer, volto coperto da un casco integrale, erano giunti in sella ad uno scooterone, probabilmente di colore grigio, con la targa non riconoscibile. Erano all'incirca le 13, il 48enne se li era trovati alle spalle. Tre proiettili calibro 7.65 esplosi da una pistola, a breve distanza, l'avevano bersagliato al capo, alla nuca ed al di sopra dell'orecchio destro. Non aveva avuto scampo, non poteva averne nelle sue condizioni.
Gli assassini erano fuggiti dopo aver portato a termine la loro missione di morte in pieno giorno. Nel quartiere più popoloso della città. Lasciandosi alle spalle una scia lunghissima di dolore e preoccupazione.  La testa della   vittima    reclinata    sul   lato    destro,  il corpo  pietosamente nascosto da un lenzuolo bianco. Scene mai viste nel capoluogo sannita, che era stato proiettato in una dimensione fino ad allora sconosciuta. Come teatro di un'esecuzione compiuta con modalità di stampo camorristico. Un delitto sul quale non è stata fatta luce, rimbalzato all'onore delle cronache in un periodo già segnato da altri episodi criminosi.  Una situazione allarmante, al centro di una riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica al termine della quale il prefetto in carica Antonella De Miro aveva spiegato che “è inimmaginabile continuare a pensare che la camorra sia solo a Napoli e a Caserta, e che di rado compia dei raid nella nostra provincia. Non è così, perchè anche nel Sannio esistono veri e propri gruppi mafiosi che operano in piena autonomia e che a volte 'collaborano' con i casalesi o altri gruppi malavitosi campani”.
E il Procuratore capo Giuseppe Maddalena, arrivato da sei mesi, aveva commentato: “E' il segno di un attivismo che non credo sia solo della criminalità locale”. 
L'attività investigativa era stata scandita nelle ore successive da un summit al Palazzo di giustizia tra i magistrati sanniti e i loro colleghi della Dda partenopea, che avevano incontrato anche i vertici delle forze dell'ordine per fare il punto sulle indagini.
Un lavoro affidato ai carabinieri, che non ha prodotto, allo stato, i risultati sperati. Qual è il movente dell'omicidio Nizza? Un interrogativo che resta sospeso, in attesa di una risposta che indichi il contesto nel quale è maturata la decisione di farlo fuori. Un regolamento di conti. Cosa aveva combinato di tanto grave il 48enne da indurre qualcuno a riservargli quella terribile fine?

Enzo Spiezia