Il giudice ha deciso: l'ultranovantenne può restare in carcere

Il magistrato di sorveglianza sul caso dell'anziano di San Leucio del Sannio

San Leucio del Sannio.  

L’istanza è stata respinta: anche se è ultranovantenne, può restare in carcere. E’vero che le sue condizioni, vista l’età avanzata, non possono essere delle migliori; che è affetto da una cardiopatia e da una forma ansioso-depressiva, e che ha problemi di deambulazione che lo costringono spesso sulla sedia a rotelle. Ma il quadro clinico complessivo appare compensato e non tale da rendere necessaria un’assistenza  di tipo ospedaliero diversa da quella di cui ha fin qui goduto. Dunque, il suo stato di salute è compatibile con il regime della detenzione.

E’ questa, in soldoni, la motivazione del no del magistrato di sorveglianza di Avellino, che ha deciso sulla scorta di una relazione sanitaria, alla richiesta presentata dall’avvocato Eugenio Capossela per ottenere un provvedimento, inevitabilmente di natura temporanea, di differimento dell’esecuzione della pena, anche attraverso la concessione dei domiciliari, che un anziano di San Leucio del Sannio sta scontando. Dallo scorso 23 giugno è ospite dell’infermiera della casa circondariale di contrada Capodimonte, dove era entrato quando gli agenti della Squadra mobile lo avevano arrestato su ordine della Procura generale. A suo carico una condanna, diventata definitiva dopo il mancato ricorso in Cassazione, ad 8 anni. Per una storia di abusi sessuali.

Una pena ed un reato che, a norma di legge, rappresentano un ostacolo ai benefici previsti per coloro che hanno superato i 75 anni. Tutto formalmente ineccepibile, dunque, in un caso che ha però risvolti che non possono essere tralasciati. Perché, per quanto grave sia stata la colpa di cui si è macchiato il pensionato, l’idea che una persona che ha già superato i novant’anni sia in carcere, non rende di certo migliore l’immagine di un Paese nel quale, sul versante giustizia, non mancano paradossi e situazioni che gridano allo scandalo. Un Paese che si indigna a giorni alterni. Tant’è, ora la parola passa al Tribunale di sorveglianza di Napoli, che sarà chiamato a pronunciarsi nel merito di una vicenda di cui Ottopagine si è ripetutamente occupato.

L’udienza è in programma a dicembre, due mesi più tardi di quella fissata dinanzi alla Suprema Corte, che dovrà valutare la posizione degli altri tre imputati chiamati in causa da un’indagine su fatti risalenti agli anni 2000 e 2001. Si tratta dei genitori della piccola che sarebbe stata abusata e di un professionista: i primi condannati in appello a nove anni, l’altro a otto. Come l’anziano. Tutti erano stati assolti in primo grado. Tutti hanno sempre sostenuto la loro estraneità alle accuse.

Enzo Spiezia