Quei bimbi diventati ostaggi

Coppie in crisi, minori vittime innocenti di episodi assurdi e molto preoccupanti

Benevento.  

Ostaggio di genitori che si fanno la guerra. A colpi di denunce e non solo. Bambini sempre più vittime innocenti di comportamenti che destano notevole preoccupazione. Sono il campo di battaglia delle singole rivendicazioni, il terreno di uno scontro senza limiti. Litigi drammatici, tra persone che un tempo si erano giurate amore eterno. Quel patto è saltato, è andato in mille pezzi. Impossibile rimetterli a posto, hanno lasciato il campo soltanto alle accuse. Se le scambiano in continuazione, alimentando le tensioni. Gettando benzina sul fuoco di un rapporto finito male, quanti rancori. Sedimentano lentamente, poi esplodono in vicende che si fa fatica a raccontare.

I figli come 'arma' da utilizzare per richiamare l'attenzione sulla propria condizone. Fatta, talvolta, di solitudine mista a disperazione. Devastanti gli effetti che può provocare. Prendete i due casi che nelle ultime settimane hanno dominato le cronache sannite. Entrambi sintomatici di un disagio evidente, della difficoltà ad accettare la nuova realtà. Fosse anche quella stabilita da un giudice. Una bambina affidata al padre, con la mamma che fa di tutto perchè quel provvedimento non venga eseguito. Si nasconde, non ha alcuna intenzione di arrendersi a quelle parole. Non molla, lotta perchè quella pronuncia resti lettera morta.

Sparisce, o almeno dà l'impressione di farlo. Non va da nessuna parte, si nasconde. Lo fa con la sua piccola, alla quale non vuole in alcun modo rinunciare. E' convinta di essere dalla parte giusta, non capisce la ratio di quell'ordine; si tormenta al pensiero che un magistrato abbia potuto decidere di portarle via la figlia e di consegnarla all'ex coniuge. Lei lo ha messo nel mirino, attribuendogli gravi condotte. Le escogita davvero tutte pur di non farsi trovare, si lascia ingoiare da un appartamento nel quale manca la luce. Perchè il contatore dell'energia elettrica è stato staccato. Non a caso. Le tapparelle sono tirate giù e non lasciano filtrare i raggi del sole. Dappertutto è buio, lo stesso che avvolge il suo estremo tentativo. Che fallisce quando la polizia la scopre. Lei si oppone con le forze che ha a disposizione, altrettanto fa sua madre. Per entrambe si aprono le porte del carcere, dal quale escono dopo quarantotto ore. Segnate da un'esperienza che non dimenticheranno mai. Un giorno qualcuno dovrà spiegare alla bimba, forse, ciò che è successo, e non sarà certo agevole.

Storie che hanno dell'incredibile, come quella di cui è diventato protagonista, stavolta, un uomo. E' separato dalla donna che aveva sposato e che gli ha donato un figlio, anch'egli minore. Qualche notte fa ha telefonato al 113, annunciando di averlo ammazzato. “Correte, ho ucciso mio figlio a coltellate...”, ha detto all'operatore. Un falso allarme, ma i minuti che hanno preceduto l'accertamento della infondatezza della segnalazione, sono stati terribili. Lunghissimi. L'abitazione dalla quale aveva chiamato era stata rinvenuta con le porte semiaperte, all'interno le luci erano accese. E, poi, un silenzio agghiacciante. Un brivido lungo la schina, poi un sospiro di sollievo. Perchè lo ha fatto? Perchè ha usato quel bimbo per scatenare la paura? Lui stava tranquillamente dormendo con la mamma, in un'altra casa. Bambini diventati ostaggi.

Enzo Spiezia