Estorsione, gli indagati si difendono: i soldi erano un regalo

Giuseppina Piscopo, Silvio Sparandeo, e Italo Di Pietro, hanno fornito la loro versione

Benevento.  

Hanno sostenuto che quei soldi erano solo un regalo che il titolare della pizzeria avrebbe spontaneamente fatto a Corrado Sparandeo (29 anni). Si sono difesi tre delle quattro persone interrogate ieri dal al gip del Tribunale di Napoli, Federica Colucci. Giuseppina Piscopo, 31 anni; Silvio Sparandeo, 25 anni e Italo Di Pietro, 32 anni, tutti di Benevento, arrestati lunedì dai militari del Reparto Operativo con l'accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso nell'ambito dell'inchiesta denominata “Tabula rasa 2”, assistiti dall'avvocato Antonio Leone hanno risposto alle domande del gip e si sono difesi spiegando che i soldi ricevuti erano 200 euro e non 800 come invece sostiene l'accusa e che il denaro era stato regalato dal commerciante in virtù, hanno sostenuto, della lunga amicizia con Sparandeo e con loro stessi. I tre indagati hanno sostanzialmente ribadito la versione della vittima che, ascoltato dagli investigatori durante le indagini, aveva spiegato che si era trattato di un regalo e non di estorsione. Ipotesi, questa, che evidentemente non aveva convinto gli inquirenti. Giuseppina Piscopo, Silvio Sparandeo e Italo Di Pietro sono reclusi rispettivamente nel carcere di Santa Maria Capua Vetere e in quello di Secondigliano. Corrado Sparandeo, 29 anni, invece, si trova ristretto al 41 bis nell'istituto di detenzione di Opera a Milano. Come si ricorderà, tutti erano finiti nell'inchiesta diretta dalla Dda e condotta dai carabinieri del Reparto operativo di Benevento su una presunta estorsione ordinata dal carcere da Sparandeo durante i colloqui ai suoi familiari. Domani intanto, il 29enne sarà ascoltato per rogatoria dal gip.