Cade dalla sedia a rotelle, in ospedale anziano detenuto

Si tratta dell'ultranovantenne di San Leucio del Sannio, in carcere da giugno

Benevento.  

Una prima ricostruzione parla di una caduta dalla sedia a rotelle sulla quale è costretto perchè ha difficoltà nella deambulazione. Una caduta che gli è costata la frattura di un femore. Un incidente che ha reso necessario il trasporto in ospedale, dove ora si trova, dell'ultranovantenne di San Leucio del Sannio in carcere dallo scorso 23 giugno.

E' l'ennesima tappa di un caso che Ottopagine sta raccontando da tempo, richiamando l'attenzione sulla situazione dell'anziano che la Squadra mobile aveva arrestato, su ordine della Procura generale di Napoli, per una condanna diventata definitiva dopo il mancato ricorso in Cassazione.

Otto anni da scontare per una storia di abusi sessuali risalente a quindici anni fa. Una vicenda sulla quale non è ancora stata scritta la parola fine per le altre tre persone all'epoca chiamate in causa dall'inchiesta, sulle quali la Suprema Corte deve ancora pronunciarsi. Quattro imputati assolti in primo grado, con una sentenza che era stata però ribaltata in appello. Ricoverato nell'infermeria della casa circondariale di Benevento, il pensionato sanleuciano, difeso dall'avvocato Eugenio Capossela, ha dal primo giorno di detenzione lanciato un disperato appello. “Non voglio morire qui, non voglio finir i miei giorni in questo posto”, ha continuato a ripetere da allora, rivendicando la sua estraneità ai fatti, gravi, di cui è stato ritenuto responsabile.

In attesa della decisione del Tribunale di sorveglianza partenopeo, che arriverà non prima di dicembre, il suo legale aveva chiesto al magistrato di sorveglianza di Avellino un provvedimento, inevitabilmente di natura temporanea, di differimento dell’esecuzione della pena, anche attraverso la concessione dei domiciliari.

Una decina di giorni fa il no all'istanza, sulla base di una relazione sanitaria che ha stabilito che le condizioni dell'anziano (cardiopatico e con una forma ansioso-depressiva) sono compatibili con il regime della detenzione, con l'assistenza che attualmente riceve. Insomma, non servono cure ospedaliere: quelle che invece sono adesso diventate indispensabili dopo ciò che gli è capitato.

Succede in Italia, sarebbe semplice fare demagogia qualunquistica. Mettiamola così: non è solo una questione di pietas. Ma di civiltà.  

Enzo Spiezia