Inchiesta Asl, peculato e non truffa: ricorso in Cassazione

L'ha presentato il difensore di Pisapia contro la decisione del giudice Pezza

Benevento.  

Un ricorso in Cassazione contro un provvedimento ritenuto abnorme. L'ha presentato l'avvocato Claudio Botti contro la decisione con la quale lo scorso 15 settembre il giudice Sergio Pezza, accogliendo una richiesta dell'avvocato Roberto Prozzo, legale dell'Asl, aveva qualificato come peculato, trasmettendo gli atti alla Procura, l'accusa di truffa contestata a tre persone rinviate a giudizio in un 'troncone bis' di quello principale dell'inchiesta sull'Azienda sanitaria: i mandati di pagamento.

Si tratta di Felice Pisapia, ex direttore amministrativo, assistito da Botti, della moglie, Olga Landi, e di Arnaldo Falato, ex dirigente dell’Unità operativa budgeting dell'Asl, rispettivamente difesi dagli avvocati Marco Naddeo e Mario Verrusio.

Nel mirino dei pm Nicoletta Giammarino e Flavia Felaco e dei finanzieri del Nucleo di polizia tributaria sono finite nove fatture, per complessivi 200mila euro, ritenute false. L'ipotesi accusatoria è che tra il 2007 ed il 2008 le abbia formate Pisapia. Sarebbero state intestate a società esistenti e non, per forniture di software ed altro. La coniuge sarebbe stata la destinataria delle somme, mentre Falato avrebbe firmato le disposizioni di pagamento.

L'avvocato Prozzo aveva avanzato la stessa richiesta, ma con esito negativo, anche alcuni giorni fa, durante l'udienza preliminare nei confronti di nove imputati, spediti a processo dal gup Gelsomina Palmieri.

Esp