Bombe al rione Libertà. Racket, fermate quattro persone

Inchiesta coordinata dalla Dda di Napoli su un presunto giro di estorsioni in città

Benevento.  

Bombe fatte esplodere davanti ad attività commerciali ed estorsioni. Un binomio ritenuto dagli investigatori quasi sempre verificato e che ieri ha portato al fermo di quattro persone nell'ambito di un'indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia ed effettuata dagli agenti della III Sezione (antiracket) della Squadra mobile di Benevento che hanno notificato il provvedimento nei confronti di Saverio Sparandeo, 53 anni, Alberto Mincione, 36 anni; Fabrizio Sorice, 35 anni ed Augusto Villani, 33 anni, tutti di Benevento. Estorsioni aggravate dal metodo mafioso. Questa l'ipotesi di reato contestata agli indagati nel provvedimento di fermo firmato dal sostituto procuratore della Dda di Napoli, Luigi Landolfi. Tutti sono ritenuti responsabili e gravemente indiziati di essere a vario titolo gli autori e i mandanti di almeno due episodi – un terzo è stato solo tentato – ai danni del titolare di una sala scommesse di via Santa Colomba e di uno dei soci di un'azienda che opera nel settore dell'ambiente. Le indagini sono partite a novembre scorso e, precisamente, la notte del 18 quando, come si ricorderà qualcuno aveva posizionato ed innescato una bomba carta davanti all'ingresso dell'agenzia di scommesse Eurobet in via Santa Colomba. Da quel momento, gli agenti della Mobile, coordinati dal vicequestore Giovanna Salerno hanno effettuato una serie di indagini anche con l'utilizzo di intercettazioni telefoniche, ambientali e pedinamenti. E proprio ascoltando una delle conversazioni di una serie di persone avevano captato che quell'attentato potesse essere frutto di una richiesta estorsiva. Una bomba, però, che era stata fatta esplodere prima della richiesta estorsiva ipotizzata. Richiesta che sarebbe arrivata, sempre secondo l'accusa, a gennaio quando Villani avrebbe contattato in più occasioni il responsabile dell'agenzia per richiedere il pagamento di una tangente. Secondo l'accusa, proprio Villani si sarebbe presentato dal commerciante a nome del clan Sparandeo e in particolare, avrebbe fatto intendere che la richiesta era partita proprio da Saverio Sparandeo, detenuto ai domiciliari per altri reati. Ipotesi che, secondo gli inquirenti, sarebbe stata confermata dall'incontro che la vittima dell'estorsione avrebbe avuto nel parcheggio del vicino stadio nella zona di Santa Colomba, con Augusto Villani che avrebbe ricevuto 4mila euro. Soldi che avrebbero rappresentato solo un anticipo di altre rate di 2mila euro che invece sarebbero – ipotizzano gli inquirenti – state consegnate in tranche in occasione del Natale, Pasqua e Ferragosto. Ed ancora, stessa ipotesi di reato è contestata in concorso anche ad Alberto Mincione, Fabrizio Sorice, Augusto Villani e Saverio Sparandeo. In questo caso, l'estorsione contestata sarebbe avvenuta ai danni di uno dei responsabili di una società che si occupa nel Sannio e in Molise di servizi per l'ambiente. In questo caso, sempre secondo la ricostruzione dei poliziotti della III Sezione, coordinata dall'ispettore superiore Rosario Pascarella, l'imprenditore sarebbe stato contattato più e più volte dagli indagati per “convincerlo” al pagamento di una somma di denaro – tremila euro – chiesta sempre utilizzando il nome di Saverio Sparandeo. Richiesta fatta sia telefonicamente che tramite sms e che sarebbe stata esaudita addirittura attraverso un bonifico bancario di duemila euro che la vittima avrebbe emesso in favore di Mincione. Insomma, un quadro di accuse ipotizzate dalla Dda che ha portato al sostituto procuratore Landolfi, titolare dell'indagine, ad emettere il provvedimento di fermo per evitare che gli indagati potessero continuare a chiedere soldi o che si potessero rendere irreperibili. Ieri mattina è scattato l'operazione “Zio d'America” (così ribattezzata dagli investigatori perchè durante una intercettazione Saverio Sparandeo ha risposto con questa frase ad uno degli indagati che non aveva riconosciuto subito la sua voce al telefono). Dopo una sosta in Questura, Saverio Sparandeo, Alberto Mincione, Fabrizio Sorice ed Augusto Villani sono stati trasferiti in carcere in attesa della convalida del fermo. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Antonio Leone e Gerardo Giorgione.