Morte parcheggiatore, il medico legale: ecco cosa è successo

Filippo Lubrano accusato dell'omicidio preterintenzionale di Ciccio Ciervo, 69 anni, santagatese

Benevento.  

Le sue conclusioni le aveva già vergate nella consulenza autoptica che il sostituto procuratore Marcella Pizzillo le aveva affidato all'epoca. Le ha ribadite questa mattina in aula. Nessun dubbio per il medico legale, la dottoressa Monica Fonzo: la morte di Francesco Ciervo, 69 anni, di Sant'Agata dei Goti, avvenuta il 1 agosto del 2015, è stata causata da un'emorragia cerebrale post traumatica. Scatenata dalle “tre fratture nella zona occipitale determinate dall'impatto con l'asfalto” dopo una caduta. Una caduta non accidentale, né per “l'esistenza di patologie pregresse, o in atto, che potessero giustificarla”, ma “la conseguenza di un'azione violenta”. Uno schiaffo che l'aveva centrato al volto, facendolo finire a terra, dove aveva battuto la testa.

La specialista è comparsa questa mattina dinanzi alla Corte di Assise (presidente Baglioni, a latere Di Carlo più la giuria popolare), chiamata a pronunciarsi nel processo a carico di Filippo Lubrano, 33 anni, anch'egli santagatese, imputato di omicidio preterintenzionale; di essere, cioè, l'autore del gesto violento che aveva determinato, a cascata, la fine dell'esistenza di Ciccio il parcheggiatore. La dottoressa Fonzo ha risposto alle domande del Pm,  dell'avvocato Alessandro Della Ratta, legale dei familiari della vittima, parti civili, e del giudice Baglioni, esprimendo una serie di certezze che i difensori – gli avvocati Ettore Marcarelli e Antonio Biscardi – hanno cercato di scalfire. E quando le è stato chiesto se sul volto del malcapitato avesse notato segni di schiaffi e pugni, ha replicato che “non ce n'erano, ma ciò non vuol dire che non ci siano stati. Perchè in medicina due più due non fa quattro”.

L'udienza è vissuta anche della deposizione del maresciallo dei vigili urbani di Sant'Agata Telemaco Androsoni, che la sera del 30 luglio era stato il primo ad intervenire dopo aver ricevuto la telefonata di un ex collega che gli aveva segnalato una persona a terra dalle parti dell'ex Pretura. Socorso, il 69enne era stato trasportato in ambulanza prima al Rummo, quindi, per mancanza di posti, trasferito all'ospedale di Caserta, dove due gorni dopo il suo cuore si era fermato per sempre. Il 13 luglio, il 7 e il 28 settembre i prossimi appuntamenti di un processo su una storia che, come più volte ricordato, accusa e difesa ricostruiscono in modo opposto

Secondo il pm Marcella Pizzillo ed i carabinieri della locale Stazione, Lubrano è responsabile dei fatti che si erano verificati la sera del 30 luglio nella piazza dell'ex campo sportivo di Sant'Agata dei Goti. Era in corso la festa patronale, tra le 19.45 e le 19.50 Lubrano – secondo quanto riferito, in particolare, da un testimone- aveva avvicinato Ciervo, pretendendo di avere, come parcheggiatore, l'esclusiva nei giorni di festa in un'area di sosta evidentemente appetibile perchè affollata da tante auto.  Il 69enne gli aveva fatto notare che da sempre era lui a lavorare in quell'area, per tutta risposta era stato colpito al volto da uno schiaffo. Era caduto, riportando un grave trauma cranico che non gli avrebbe dato scampo. Lubrano era poi andato via in bicicletta. Un'altra persona, che non aveva però formalizzato le sue dichiarazioni, aveva sostenuto di averlo successivamente incontrato e picchiato per punirlo di ciò che aveva combinato al povero Francesco.

Il 4 agosto Filippo Lubrano era finito in carcere, tredici giorni dopo il Riesame gli aveva concesso i domiciliari; ora è all'obbligo di dimora. Interrogato dal gip Flavio Cusani, che ne aveva ordinato l'arresto, si era detto completamente estraneo, fornendo una versione diversa da quella prospettata dagli investigatori. A cominciare dagli orari. Aveva affermato di aver assistito, intorno alle 18.30, ad una discussione tra Ciervo ed uno dei testimoni a suo carico, descritto come visibilmente ubriaco. Lui aveva svolto il ruolo di paciere, e quando gli animi si erano finalmente calmati, si era allontanato dalla piazza dell'ex campo sportivo. Un'area – aveva spiegato- sulla quale non voleva imporre la sua volontà; non gli interessava, a differenza di quella di via Annunziata, dove un'ora più tardi era stato picchiato – una circostanza oggetto di una querela - da un secondo uomo. Che avrebbe agito non per punirlo per qualcosa che non aveva fatto, ma perchè- aveva aggiunto – Lubrano era un teste contro di lui per un litigio avvenuto in piscina.

Esp