"Tangente da imprenditore", via al processo a De Libero

Il sindaco di S. Lorenzo Maggiore e il capo ufficio tecnico Colangelo accusati di concussione

San Lorenzo Maggiore.  

No alle eccezioni sollevate dalla difesa, che aveva chiesto la nullità del decreto di giudizio immediato per l'indeterminatezza del capo di imputazione, poi il rinvio al 22 settembre, quando il Tribunale affiderà l'incarico per la trascrizione di alcune intercettazioni e anche delle registrazioni operate da un imprenditore (parte cvile con l'avvocato Antonio Di Santo). Si è chiusa così la prima udienza del processo a carico del sindaco di San Lorenzo Maggiore, Emmanuele De Libero, e di Pellegrino Colangelo, capo dell'ufficio tecnico comunale, che lo scorso 9 febbraio erano finiti agli arresti domiciliari in un'indagine del sostituto procuratore Donatellla Palumbo e dei carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Cerreto Sannita. Concussione in concorso, questa l'accusa contestata a De Libero e Colangelo (sono assistiti dagli avvocati Roberto Prozzo, Giuseppe Stellato -oggi sostituito da Claudio Sgambato - e Vincenzo Sguera) in relazione ad una tangente che sarebbe stata pretesa dal titolare di una ditta per alcuni lavori di infrastrutturazione, in subappalto, nell'area Pip di San Lorenzo Maggiore.

L'inchiesta, avviata dopo la denuncia della presuna vittima nel maggio 2015, è stata supportata, oltre che dal contenuto di alcune conversazioni, anche dalle riprese video che avevano fissato il pagamento, secondo gli inquirenti, della seconda tranche di una 'mazzetta' da 70mila euro: la prima di 10mila euro nel maggio 2015, l'altra di 1000 a luglio.

Una ricostruzione dei fatti che all'epoca i due indagati avevano contestato quando si erano trovati di fronte, per l'interrogatorio di garanzia, il gip Gelsomina Palmieri, che con una ordinanza, poi impugnata dalla difesa, senza gli effetti sperati, dinanzi al Riesame e alla Cassazione, ne aveva disposto l'arresto. In particolare, l'architetto Colangelo, indicato come colui “che sapeva e con il quale bisognava parlare”, aveva precisato di aver avuto rapporti solo ed esclusivamente per questioni di ordine tecnico, riferite al suo incarico. Mentre De Libero, che si era avvalso della facoltà di non rispondere, aveva affidato le sue ragioni ad una memoria nella quale aveva negato di aver chiesto ed incassato soldi, e di aver operato pressioni. E, rispetto al passaggio di denaro immortalato dalle telecamere, aveva sottolineato che il titolare della ditta era in una situazione di difficoltà finanziaria, aveva debiti contribuitivi e fiscali che gli impedivano di ottenere il rinnovo dell'attestazione Soa. E per questo, dopo una chiacchierata telefonica del 25 maggio, aveva ottenuto da lui un prestito di 5mila euro. Poi gli aveva chiesto di incontrarlo per restituirgli la somma, versando l'8 luglio solo 1000 euro e promettendo che gli avrebbe dato la differenza successivamente.

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