A teatro la storia di Weisz, simbolo del calcio ad Auschwitz

Stasera e domani al Magnifico Visbaal

Benevento.  

Stasera e domani, alle 21, c'è il decimo appuntamento col Magnifico Teatro 2014/15. La rassegna teatrale che si svolge nello spazio culturale di via Cupa Ponticelli mette in scena “Il più grande del mondo”. Vita e morte di Arpad Weisz, allenatore ebreo. Una produzione Mutamenti/Teatro Civico 14, con la drammaturgia Simone Caputo, Ilaria Delli Paoli e Rosario Lerro con Roberto Solofria, regia Rosario Lerro.

 

Arpad Weisz, ebreo ungherese, si spegne il 31 gennaio 1944, scampando ai forni che due anni prima gli avevano sottratto la moglie e i due figli. Ottimo calciatore, nazionale ungherese ai Giochi Olimpici di Parigi nel 1924, ma anche un grande allenatore: Weisz con l’Ambrosiana-Inter diventò nel 1929-30 il primo allenatore vincitore di uno scudetto nell’era del girone unico, che dura ancora oggi. Il record probabilmente imbattibile è quello di averlo vinto a soli 34 anni.
Nel 1938, quando era uno degli allenatori più apprezzati d’Europa, a causa delle leggi razziali fu costretto a fuggire dall’Italia, insieme alla moglie Elena e ai figli Roberto e Clara. Parigi, poi l’Olanda a Dordrecht dove Weisz riuscì anche ad allenare per qualche mese. La sua storia e quella della sua famiglia, come milioni di altre storie, finiscono ad Auschwitz.

 

“Il nostro spettacolo - si legge nelle note di regia - nasce dall‘intento di ricordare una delle figure meno conosciute della storia del calcio, del calcio di oggi, la nostra Serie A. Ci siamo chiesti chi è stato Arpad Weisz e per quale motivo uno dei grandi personaggi degli anni ‘30 è caduto nell'oblio, al punto che i più oggi non ne conoscono neanche il nome. Il nostro spettacolo nasce dalla necessità di portare alla luce la sua storia e quella di altre persone come lui che, a causa delle leggi imposte da Mussolini, furono barbaramente costretti a rinunciare alla propria vita, per un ultimo lungo viaggio senza ritorno”.