Dall'inferno alle stelle... per il Festival dell'arte

L'ottava edizione dell'evento promosso dal liceo artistico di Benevento

Benevento.  

“E quindi uscimmo a riveder le stelle”. Il verso conclusivo dell'Inferno di Dante dà il nome, quest'anno, all'ottavo festival dell'arte. Il Liceo artistico di Benevento si è trasformato in una fucina di creatività per declinare non solo l'inferno “ultraterreno” del Sommo Poeta, ma anche quello 'in terra' di Italo Calvino.
Si prosegue dunque lungo un discorso attento e ben imbastito. Lo scorso anno, infatti, il tema dell'evento era un chiaro rimando a quella frase finale che caratterizza 'Le città invisibili' di Calvino: «L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».

 

Maurizio Cimino, docente di Storia dell'arte e coordinatore dell'appuntamento insieme agli studenti ci spiega a riguardo: «Abbiamo voluto invitare a riflettere non solo sul senso letterale della Divina Commedia – ci spiega – ma anche suggerire un'immagine per uscire da queste situazioni negative che appesantiscono l'anima e ritornare a vedere il cielo. I ragazzi – prosegue - hanno colto gli stimoli che venivano da questo titolo e li hanno declinati attraverso pittura, installazione, grafica e video per riflettere sull'inferno che ci troviamo a vivere ma anche sul desiderio di venirne fuori».

 

Così l'istituto di via Tiengo ha palpitato, per un'intera giornata, tra conferenze, performance, sfilate ed eventi. Le aule hanno ospitato tutte le idee che i ragazzi hanno fatto nascere. «E' un modo per restituire la scuola agli studenti» ha confermato Cimmino. L'arte in ogni forma, tratto, pensiero in un caleidoscopio dell'idea d'inferno. Quello dell'ossessione del corpo, imbrigliato in una forma, qualsiasi essa sia: dalla classica a quella chirurgica di oggi. Dall'inferno dell'olocausto su cui pende la domanda senza risposta: perché? a una mostra fotografica in cui le stelle invadono i volti, i corpi, gli occhi di un'anatomia troppo 'sofferente'.

 

L'inferno dei vizi capitali riletti attraverso il cinema. La lussuria in Lolita, Shining per l'ira, Willy Wonka per la gola, Arancia meccanica per la superbia, Grimilde per l'invidia, Scarface per l'avarizia e i Simpson per l'accidia.
Murales lungo le scale dell'istituto per trasformare uno spazio di servizio in un antro, introduzione per aule in cui la sabbia disegna la terra e gli ombrelli il cielo.
In serata la conclusione con la musica.

 

Mariateresa De Lucia