E' tempo di danza... oltre la linea

Il 10 luglio al Mulino Pacifico

Benevento.  

“Oltre la linea 2015, percorsi di danza contemporanea ed altre arti, a cura di Rosario Liguoro”. Torna venerdì (10 luglio) alle 21 al Mulino Pacifico la proposta presentata dalla Solot Compagnia Stabile di Benevento che ospita Itinerarte, distributore danza regionale iscritto all’albo regionale dello spettacolo ai sensi della l. 6/2007.

Uno spettacolo particolarissimo. Ecco come lo descrivono i protagonisti:  “L’attraversamento della linea, il passaggio del punto zero - divide -lo spettacolo; esso indica il punto mediano, non la fine. La sicurezza è ancora molto lontana. In compenso sarà possibile la speranza. L’istante in cui la linea sarà passata porterà una nuova dedizione dell’essere, e così comincerà a risplendere ciò che realmente è”.

Ernest Junger-Martin Heidegger, “Oltre la linea”. Come da citazione intendiamo, nello specifico, per “Oltre la linea”, l’attraversamento di una consuetudine, quella di intendere la danza come un’esposizione di repertorio, una rappresentazione di balletti, in cui poco viene espresso rispetto all’urgenza artistica di manipolare i corpi dei danzatori per un tessuto vivente che esprima sensazioni e sentimenti necessari.

Con Cadavre Exquis (RM), Akerusia Danza (NA) - guardo, Soglia, Identità, Mistero, Sedimento, Trasformazione. Nella perfezione di un presente sospeso, chi è che si volta e chi è che vuole essere guardato? Sarà il pubblico a determinare il corso della performance.
Cadavre Exquis “Never look for me” coreografia, concept, performance: Matteo Bifulco, Lorenzo Giansante, Giordano Novielli, Audio Editing: Lorenzo Giansante, Giordano Novielli, Art Work: Matteo Bifulco, Lightdesign: Danila Blasi, produzione: Compagnia Excursus. Con il sostegno di: Mibact. Residenze artistiche: Duncan 3.0 e Core – Officina Coreografica 2014.
Partendo dal mito di Orfeo, con particolare riferimento al film “Orphée” di Jean Cocteau, la performance ci conduce dinnanzi ad uno specchio/soglia, indecisi se varcarlo per entrare in uno spazio altro dove la nostra fragilità può forse trovare una nuova luminosa forza che la riscatti dal grigiore circostante.
Attraverso una drammaturgia del corpo vengono esplorati i seguenti materiali: lo Sguardo, la Soglia, l’Identità, il Mistero, il Sedimento, la Trasformazione, in un lavoro che vuole tutelare "la vita" in scena sfruttando i territori che l'improvvisazione può offrire, senza tendere ad esiti scontati o messaggi prestabiliti da trasmettere. Il pubblico non è semplice ricevente, ma interviene attivamente sulla struttura del pezzo.
I tre performer cercano un "insieme" dove ciascuno si sdoppia (è attore e regista insieme) nell’ascolto degli altri e di quello che si sta creando in condivisione nello spazio.

 

Akerusia Danza in “Way In/Out (suite)”, ideazione e regia Elena D’Aguanno, coreografie Sabrina D’Aguanno, Sonia Di Gennaro, Roberta D’Amore, disegno luci e elementi di scena Ciro Di Matteo. Interpreti Federica Curato, Valentina Valentino, Norma Cerrone, Roberta Volpe. “Non dipingo, utilizzo oggetti che hanno l’apparenza di quadri, perché il caso ha fatto sì che questa forma espressiva convenisse meglio ai miei sensi” (R. Magritte). Una porta. Un’apertura sul mondo, una connessione tra interno ed esterno, tra privato e pubblico, una prospettiva. Una porta aperta, uno squarcio attraverso il quale si può entrare e uscire, way in/out. Ancora una porta, un’altra. Mistero, ignoto, inquietudine. I turbamenti del ricordo, le sensazioni del sogno. Un’apertura che lascia intravedere il buio, la profondità. “Io utilizzo la pittura per rendere il pensiero visibile” (R. Magritte). E’ lo stato d’animo, il pensiero di chi entra o di chi esce che viene rappresentato. E’ la necessità di aprire la porta per usare lo spazio che vi è al di là, per viverlo, per dire o ascoltare qualcosa, per esprimersi, per assistere a ciò che si trova in quello spazio e interagire con chi sta in quello spazio. Giochi d’ombre e di luci improbabili, di corpi che si muovono nella sospensione assoluta di uno spazio metafisico, per una visione surreale al limite dell’astrazione. La porta non è un ostacolo, ma un’opportunità. Entrata ‘in’ e ‘di’ qualcosa.

 

Mariateresa De Lucia