Altro Premio per Adele Teodoro, la dottoressa delle detenute

L’intervista alla ginecologa sannita impegnata nel volontariato

Montesarchio.  

Anni ricchi di soddisfazioni per la ginecologa del beneventano, Adele Teodoro. Nel 2012 l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine al Merito, lo scorso dicembre la consegna dell’Ambrogino D’Oro a Milano e il prossimo 29 maggio le verrà consegnato un altro riconoscimento dalla Regione Lombardia: il Premio Rosa Camuna, creato per riconoscere pubblicamente l'impegno, l’operosità, la creatività e l’ingegno di coloro che si sono particolarmente distinti nel contribuire allo sviluppo economico, sociale, culturale e sportivo della Lombardia.

Insomma, ad Adele Teodoro chi la ferma più. Presidente dell’Associazione Gravidanza Gaia, ha da anni uno sguardo rivolto verso le donne, in particolare a quelle più sole: l’inarrestabile dott.ssa Teodoro mette in macchina il suo ecografo e una volta a settimana si reca nelle carceri, a Genova e Milano, per visitare gratuitamente le recluse ed eseguire tutti i controlli necessari per la prevenzione.

 

A dicembre l’Ambrogino D’Oro e adesso un altro riconoscimento, quanto è soddisfatta?

Sono contenta perchè io mi considero milanese d’adozione quindi ricevere un secondo riconoscimento dalla Regione Lombardia mi fa piacere, la candidatura al Premio Rosa Camuna è arrivata da una donna che io stimo molto ed è la vice presidente del Consiglio della Regione Lombardia, Sara Valmaggi: una persona preparata e per bene che stimo molto. Sapere che ha pensato a me mi lusinga. Devo ringraziare Sara, esponente della buona politca, che ha saputo di me alla presentazione di un libro “Donne che vorresti conoscere” di Emanuela Zuccalà, in cui viene raccontato il mio volontariato.

 

Premio conferito per il suo impegno, che ormai va avanti da anni, dedicato alla cura delle donne detenute..

Il progetto non si limita a curare l’apparato genitale femminile ma c’è qualcosa di più: la cura della persona, della sua dignità e questa è una cosa che va oltre la competenza sanitaria. Sta emergendo questo a Genova, dove vado a visitare le detenute del carcere da quattro anni, e adesso anche a Milano.

 

Quanto tempo dedica al volontariato?

Un giorno a settimana lo dedico alle detenute di Milano. Devo dire che entrare a San Vittore non è stato facile.

 

Non è stato falice, perchè?

..bisognerebbe chiederlo a qualcun altro. Ci sono dei colleghi che hanno fatto di tutto per non farmi portare a San Vittore il mio progetto di volontariato. Per fortuna alcune persone hanno capito l’importanza dell’iniziativa, in particolare Giulia Martinelli che mi ha aiutato a presentarlo e alla fine ce l’abbiamo fatta. Questo tipo di volontariato mi dà tanto, da donna io credo che ognuna di noi, anche la piu figa, si sia trovata sola in alcune circostanze. Le detenute sono delle donne sole, a parte per la reclusione che ti isola, ma sono persone che per aver commesso degli errori vengono anche emarginate dalla società. Insomma, il dovere di un medico è curare. Io sono andata avanti per la mia strada e, come dice Vasco, “Col cuore che batte più forte, la vita che va e non va.. Io sono ancora qua”!

 

Un lavoro che oggi viene apprezzato e riconosciuto..

Mi fa piacere questo riconoscimento anche per promuovere quello che faccio, adesso la mia speranza è che il progetto possa andare in altre carceri lombarde. E’ stato difficile entrare a San Vittore ma adesso mi trovo veramente bene anche grazie a Francesco Nigro, Direttore sanitario del Carcere, una persona veramente competente, che ama il suo lavoro e c'è una bella collaborazione. 

 

Ha mai pensato di portare questa sua iniziativa in Campania?

Basterebbe un ginecologo competente armato di tanta buona volontà, perchè il volontariato non è retribuito.. io purtroppo non ho il dono dell’ubiquità. Mi arrivano molti messaggi di stima ma poi di fronte al volontariato tante persone si tirano indietro. Ho tanto bisogno di persone specializzate e di fondi.

 

In più di un’occasione ha ribadito, orgogliosamente, di essere campana e di tifare Napoli. Inoltre, spesso nomina la sua Montesarchio, quanto le manca la sua terra d’origine?

Io sono di Montesarchio e ho studiato a Napoli, ci tengo a dire che sono andata via per necessità. Milano mi ha accolta benissimo anche se Montesarchio e Napoli mi mancano da morire. Quando ho saputo di questo secondo riconoscimento ho subito inviato un messaggio al sindaco Damiano, che a dicembre ha organizzato una bellissima cerimonia per consegnarmi la cittadinanza onoraria, e gli ho scritto “Il nome di Montesarchio sempre in alto”. Tra l’altro i montesarchiesi anche a distanza mi sostengono, il Club Juventus ultimamente ha organizzato un torneo proprio per raccogliere dei fondi per la mia associazione.

 

Dove trovi la forza per non mollare? Dalle tue pazienti?

Io le adoro letteralmente. Sicuramente la loro stima e il loro calore sono la mia forza, poi sono donne e capiscono quanto è difficile essere donna e quanto lo è essere impegnata. Ma la mia roccia è Gaia, mia figlia, che è orgogliosissima di questi premi. 

 

 

 

Giovanna Di Notte