«I miei quadri realizzati con una penna Bic»

Dall'8 al 17 agosto, ad Apice, in mostra le opere del restauratore Tonino Dionizio

Apice.  

Saranno in mostra ad Apice, dall’8 al 17 agosto, presso il Centro sociale, i quadri realizzati da Tonino Dionizio, secondo la tecnica grafica ad inchiostro, concretizzata su tela «Con una semplice penna Bic da 50 centesimi – commenta, sorridente, Tonino», che ricorda un po’ per formazione e ‘stampo’ i bottegai di un tempo, abili restauratori sospesi sulle impalcature, intenti ad affrescare le navate di antiche chiese di provincia. «Sono un restauratore di pittura – commenta – anche se nella vita, per sbarcare il lunario, faccio anche il ‘decoratore di appartamenti’». E si vede. Basta fare un giro nella sua tavernetta e studio di lavoro per scorgere sul soffitto le accese decorazioni ispirate al neoclassicismo.

I quadri che invece presenterà in mostra sono specialmente rappresentazioni paesaggistiche: dove vicoli, strade, pietre e scorci del borgo normanno di Apice, insieme a costruzioni storiche come il Ponte Appiano e la Villa rustica dell’imperatore Federico II, l’ultima nel Sud Italia, assurgono a ‘luoghi della memoria’. «Ho vissuto dodici anni ad Apice vecchia. Mi sembra di sentire ancora le voci di un tempo, nei vicoli e nelle piazze, quando scendo al borgo antico. Su circa 30 quadri che saranno in mostra, 24 sono dedicati al centro storico di Apice, perché voglio e spero che la gente apprezzi quel luogo anche attraverso le mie opere».

Perché la scelta dell’inchiostro? «Perché con la penna entri più nel particolare, a mio avviso, è un gusto personale. Una volta che tiri un tratto non si può più aggiustare. Se sbagli resta lì. Il quadro è il risultato di un sentimento che vive dentro».

E tra un discorso e un altro con Tonino, si finisce a parlare, dopo qualche toccata e fuga su pittori come Antonio Ligabue, Jackson Pollock e Alberto Burri, di formazione e critici d’arte, verso cui il pittore di 58 anni di Apice lamenta «Troppa teoria e poca pratica a discapito della buona e concreta formazione di bottega. A giudicare, infatti, sono sempre persone che se chiedi loro di creare qualcosa, non sanno fare nulla». 

Michele Intorcia