Nuovi voucher, Maiella: "Modifiche? Nulla di significativo"

"Il rischio precarizzazione del lavoro c'è ancora. E' stato dato un analgesico, non la cura"

Benevento.  

Cosa cambia con i nuovi voucher? Lo abbiamo chiesto ad Antonio Maiella, laureato in consulente del lavoro e delle relazioni sindacali e in giurisprudenza, abilitato all'esercizio della professione di Consulente del Lavoro. Attualmente è segretario provinciale della Uil Federazione Poteri Locali e collaboratore esperto in materie giuslavoristiche di numerose testate giornalistiche, che già in passato aveva approfondito con Ottopagine il tema dei voucher.
Secondo Maiella i cambiamenti apportati dal legislatore non sono stati risolutivi, tanto che parla, utilizzando il linguaggio medico, di “analgesico” anziché di cura: “Le nuove tipologie di lavoro accessorio più che una soluzione alla annosa questione del precariato in Italia paiono avere un semplice effetto ‘analgesico’ sulla ‘patologia’. Il legislatore lo scorso 10 luglio, ha dato il via al Libretto Famiglia, i nuovi voucher utili alle persone fisiche per pagare prestazioni occasionali: lavori domestici, giardinaggio, badanti, pulizia, manutenzioni e lavoretti minimi. Inoltre, il governo ha concepito il Contratto di prestazione occasionale (PrestO) utilizzabile dai lavoratori autonomi, liberi professionisti e aziende. In estrema sintesi, il lavoratore può ricevere un compenso complessivo annuale di 5.000 euro, percependo al massimo 2.500 euro da un solo datore di lavoro. Il datore di lavoro non può superare l’importo complessivo di 5.000 euro in riferimento alla totalità dei lavoranti. La paga oraria, se la memoria non mi inganna, è di 10 euro lorde all’ora. La prestazione annua deve essere effettuata entro e non oltre le 280 ore annue”.
I limiti sono stati introdotti, ma secondo Maiella non bastano: “Va anche detto, ad onor del vero, che il legislatore ha previsto dei limiti strutturali alla portata dei nuovi voucher lavoro che in linea teorica, abbinati ad una riduzione della portata economica dei nuovi buoni lavoro, dovrebbe ridurre il volume d’affari che il pregresso strumento normativo aveva amplificato e dunque sfavorire gli abusi che hanno creato la precarizzazione del lavoro in Italia. La mia posizione personale resta comunque immutata rispetto ai buoni lavoro: ritengo, repetita iuvant, che i voucher lavoro dovevano essere oggetto di un robusto restyling, utile a riportare il lavoro accessorio allo spirito e alla lettera della Riforma Biagi, riducendo la loro utilizzabilità a pochi selezionatissimi settori economici, diminuendo in maniera severa anche la porta economica. 5.000 euro è ancora un limite relativamente alto e potrebbe favorire la precarizzazione del lavoro in maniera stabile, purtroppo. Altra ipotesi che poteva essere praticata è, ad esempio, l’abolizione del limite anagrafico nel contratto Intermittente a tempo determinato (job on call), introducendo, contestualmente, aliquote contributive di miglior favore per il datore di lavoro”.

Crisvel