Camera Commercio, seduta di consiglio. Commento di Unimpresa

La nota per una seduta "incandescente"

Benevento.  

Unimpresa commenta quella che definisce la “guerra all’interno della Camera di Commercio di Benevento” dopo il consiglio camerale di oggi e l’approvazione dell’aggiornamento al bilancio di previsione 2015.
Mentre sull'argomento “costituzione di una fondazione” poi ritirato dall’ordine del giorno dallo stesso presidente annuncia “5 milioni di euro utili solo a creare un nuovo carrozzone nel mentre in Italia si pensa ad eliminare le partecipate in Camera di Commercio se ne costituiscono di nuove”.

Unimpresa scrive: “L’aggiornamento al bilancio, sebbene ad un primo aspetto potesse apparire consueto perché così ripetuto ogni anno, oggi ha assunto una valenza diversa alla luce del fatto che questo aggiornamento potrebbe influire sulla scomparsa della Camera di Commercio di Benevento in caso di disequilibrio di bilancio.
In ballo, infatti, vi è la speranza dei sanniti e dei lavoratori dell’Ente circa il mantenimento dell’autonomia dell’Ente sannita conseguente all’approvazione dell’emendamento al disegno di legge sul riordino delle Camere di Commercio passato alla Camera dei Deputati lo scorso 30 giugno: la condizione, però, è che il bilancio sia in equilibrio.

Inaspettatamente, invece, il presidente Campese sta accelerando spese varie e contributi oltrepassando la soglia dell’equilibrio di bilancio contravvenendo anche alle disposizioni in materia emanate dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Assurda la votazione espressa ! –ha dichiarato Catauro. Votazione palesemente “condizionata” ed inattesa.
Sebbene, infatti, parte dei Consiglieri avessero accolto le osservazioni e le preoccupazioni mie e dei dipendenti ed, addirittura, qualcuno di essi (ndr. Fioravante Bosco in rappresentanza dei lavoratori), intervenuto a difesa dell’autonomia dell’Ente, nel votare ha optato per l’aggiornamento al bilancio lasciando sgomenti i lavoratori presenti, e forse anche il Consiglio.

E’ divenuta, pertanto, chiara l’intenzione di presidente e Giunta a decretare la morte dell’Ente che così si appresta ad essere inglobato con quello di Avellino. Al termine del Consiglio il Catauro ha dichiarato: “in qualità di amministratore di Ente pubblico invierò stesso oggi una ennesima nota al ministro dello Sviluppo Economico, a quello dell’Economia e delle Finanze ed al Governatore della Campania risollecitando il commissariamento dell’Ente già eseguito insieme a ben 7 sigle imprenditoriali e la richiesta di sospensione, in via cautelativa, di ogni sua attività”. Catauro è andato giù forte dichiarando che sono enormi le responsabilità morali e politico-sindacali di chi già si sta assumendo fortissime critiche a causa di comportamenti irrazionali, incoerenti ed incauti. Ha incolpato Campese accusandolo di aver cambiato atteggiamento e forse anche casacca dato che fino a pochi giorni fa sbandierava l’autonomia dell’Ente rivendicando una sua difesa incondizionata e contraria all’accorpamento con la Camera di Commercio di Avellino.

Catauro ha elencato alcune iniziative promosse dalla governance che servono a dilapidare denaro delle imprese per feste, sagre e festival della canzone, che promuove i prodotti enogastronomici sanniti negli stessi nostri territori di produzione al posto di altre Città e Stati, anche esteri.

Critico Catauro sugli impegni di spesa ed i risultati oscuri o poco chiari raggiunti: ha citato ExpoSannio per oltre 40.000 euro, eventi ridotti a semplici quanto “pericolose” cene o viaggi e comunque non aderenti agli scopi istituzionali dell’Ente camerale annunciando ogni azione consentita dalle leggi nell’esercizio dei suoi doveri di amministratore di Ente pubblico.

Catauro, con stile e trasparenza, attraverso una articolata dichiarazione di voto posta agli atti del Consiglio ha anche richiesto l’intervento del Collegio dei Revisori dei Conti atto ad attestare la veridicità e la correttezza di quanto da lui illustrato in merito alla situazione contabile dell’Ente per agevolare da parte del Consiglio stesso un voto sereno, equo, trasparente e giusto.

Fondamentale il suo richiamo alla circolare emessa a febbraio 2015 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che è apparso non essere a conoscenza del presidente del Collegio dei Revisori dei Conti, Cecere (dipendente proprio ministeriale) che “obbliga le CCIAA ad adeguare le previsioni delle entrate ad una programmazione delle spese sostenibili compatibilmente con la ridotta entità di risorse””.

 

redazione