Fondi illegittimi ai dirigenti: la Corte dei Conti salva Pepe

La sentenza: per il sindaco nessun obbligo di risarcire le indennità date "a pioggia"

Benevento.  

Trentacinquemila euro risparmiati. E soprattutto l'aver evitato l'onta di una condanna per colpa grave. Per Fausto Pepe da Napoli arrivano due notizie positive. La Corte dei Conti (sezione giurisdizionale per la Campania) ha assolto il sindaco beneventano dall'obbligo di risarcimento in quota parte delle somme assegnate illegittimamente negli scorsi anni a svariati dirigenti comunali. Pollice verso invece nei confronti di Antonio Orlacchio, segretario generale dell'ente all'epoca dei fatti contestati.

La vicenda riguarda la corresponsione della retribuzione di risultato ai funzionari municipali per gli anni 2005 e 2006. Somme aggiuntive che avevano fatto lievitare gli stipendi di ogni dirigente di Palazzo Mosti di circa settemila euro. Emolumenti che per legge avrebbero dovuto discendere dal concreto raggiungimento dei target amministrativi dei rispettivi settori e che invece venivano attribuiti a prescindere, o per meglio dire “a pioggia” come sancisce testualmente la sentenza numero 280 della magistratura contabile (presidente Massimo Balestrieri) pubblicata nei giorni scorsi. “L'erogazione dell'indennità di risultato – spiega il provvedimento della Corte – presuppone la previa individuazione degli obiettivi e il riscontro positivo circa il raggiungimento degli stessi, essendo detta indennità finalizzata a promuovere il “merito” nell'ambito della pubblica amministrazione. Nel caso in esame – stigmatizza la sentenza - la suddetta indennità è stata liquidata in parti eguali a tutti i dirigenti del Comune sulla base delle autorelazioni dagli stessi prodotte al segretario comunale, delegato dal sindaco per l'attività di verifica circa il raggiungimento dei risultati”.

Soldi a tutti dunque, senza preoccuparsi della effettiva correlazione con le attività svolte e lo spirito dell'istituto normativo. Una pratica, si potrebbe dire una prassi, che a Palazzo Mosti non aveva certo esordito nei due anni in esame. Ma a far saltare il banco ci pensò la verifica ministeriale condotta dall'ormai celebre ispettore Vito Tatò che fece emergere numerose e gravi illegittimità all'interno della macchina burocratica comunale, tra le quali per l'appunto la vicenda delle indennità di risultato.

Le risultanze approdarono quindi sul tavolo della Corte dei Conti che nel 2012 fece scattare il giudizio di responsabilità a carico del primo cittadino Fausto Pepe e del segretario generale dell'ente, Antonio Orlacchio, per una somma indebitamente erogata pari a 75.658 euro. Dal dibattimento è emersa però la responsabilità esclusiva di Orlacchio. Il Collegio ha preliminarmente escluso l'ipotesi che i due abbiano agito in accordo e dunque non ha ravvisato i presupposti per il dolo. Quanto al primo cittadino, la sentenza lo assolve così: “Il convenuto Pepe ha delegato il convenuto Orlacchio nella sua qualità di segretario comunale, figura di garanzia e dotato della necessaria professionalità per l'espletamento dell'incarico delegato. In tale ottica l'omessa attività di controllo non configura un'ipotesi di colpa grave”.

Nessun risarcimento dunque a carico di Fausto Pepe, mentre Antonio Orlacchio è stato condannato al pagamento di 35.000 euro in quanto “ha liquidato l'indennità di risultato sulla base delle sole autorelazioni dei dirigenti, senza alcuna valutazione dei risultati effettivamente raggiunti”. Emblematica a tal proposito il passaggio della sentenza che cita una delle relazioni con le quali i dirigenti comunali “autocertificavano” il raggiungimento degli obiettivi: “Il sottoscritto dott. Fernando Boscaino, già dirigente del Quarto Settore del Comune di Benevento, in relazione agli obiettivi programmatici previsti per l'anno 2006, chiede la liquidazione della relativa indennità di risultato”.

Paolo Bocchino