Ricci incollato alla poltrona smentisce se stesso

Dopo la debacle elettorale il presidente della Provincia aveva annunciato: me ne vado.

Ha anche aggiunto: questione di etica, il popolo ha deciso. Sono trascorsi più di venti giorni, ma Ricci è sempre lì. Smentendo allegramente le sue dichiarazioni.

Benevento.  

di Luciano Trapanese

Ci sono politici che si inchiodano alla poltrona, smentendo allegramente se stessi, ignorando il mancato consenso popolare e – naturalmente – fregandosene di logica e buon senso. Direte: ce ne sono tanti. Vero. Ma alcuni casi sono davvero clamorosi. Dietrofront che hanno dell'imbarazzante. Volete un nome? Eccolo: Claudio Ricci, presidente della Provincia di Benevento, fresco trombato nelle recenti amministrative a San Giorgio del Sannio, il suo paese, dove è stato sconfitto, non senza sorpresa, dal redivivo Mario Pepe.

Ebbene, il nostro Ricci, all'indomani della debacle elettorale, e manifestando anche una apprezzabile dignità, ha rilasciato alla “Gazzetta di Benevento” una lunga intervista. Ne estrapoliamo le frasi chiave: «Non ho più il consenso popolare, per questo lascio». E poi: «Ho già chiesto al segretario generale di avviare la procedura necessaria». E infine, tanto per essere chiari: «Non mi sento e non sono più legittimato dal voto popolare e quindi devo lasciare. Sono stato sconfitto e non sono più il sindaco del mio paese».

Era il sei giugno, sono trascorsi più di venti giorni. Il segretario generale non ha avviato alcuna procedura. E Claudio Ricci continua a occupare la sua bella stanza nella Rocca dei Rettori.

Sta riflettendo? Sta valutando la sua exit strategy? Non crediamo. Ha semplicemente saputo che la legge consente a chi è stato eletto consigliere provinciale (il suo caso, appunto), di continuare a mantenere la carica di presidente dell'ente. E quindi? Tutte quelle parole sul consenso popolare, l'ammissione della sconfitta, il non sentirsi più legittimato a ricoprire l'incarico? Silenzio, come non fossero mai state pronunciate. Forse Ricci pensa che chi ha letto quelle dichiarazioni magari oggi ha dimenticato. Del resto questo è un Paese dalla memoria corta. Sarà anche vero, ma in questo caso dovrebbe essere cortissima. Quasi inesistente.

Ora, è anche lecito cambiare idea. Ma bisognerebbe almeno comunicarlo. Oppure, trovato l'escamotage per restare in sella, è meglio nascondere sotto il tappeto quelle frasi dette a caldo, ma con lucida determinazione? Eppure, lo stesso Ricci, sempre nella stessa intervista, affermava: «Non mi sono posto il problema della legge, perché, indipendentemente da qualsiasi interpretazione dovesse dare la Prefettura, per questioni di etica politica non sarò un minuto in più di quello che occorre alla Rocca dei Rettori». Bravo presidente, belle parole. E' vero, l'etica in politica è fondamentale. Peccato che per un bel po' etica e politica hanno fatto a pugni. E a proposito: che fine ha fatto la sua etica? O forse, quel «non resterò un minuto di più», è da intendersi come un «fino a quando non mi impongono di andare via»?

Che poi, diciamo la verità presidente «dimissionario», questo incollarsi alla poltrona ci sembra poco meno che inutile. Lei sa bene che se passa il referendum di ottobre le Provincie diranno bye bye. Non ci saranno più. Né le Province e neppure i presidenti. E allora? Perché dare seguito a questo teatrino? Se – citandola - «il popolo ha sempre ragione», perché continuare a ignorare quello che il popolo ha deciso nel segreto dell'urna. Eticamente, se non è stato confermato sindaco, non potrebbe neppure sedere lì dov'è. O deve seguire qualche diktat di partito? Qualche «consiglio» arrivato dalla segretaria del Pd: abbiamo perso Benevento, conserviamo almeno la Provincia. Se così fosse, potremmo capire la motivazione. Ma sarebbe ancora più grave per l'opinione pubblica.

Se lei ha deciso di lasciare – e per ovvi motivi -, deve farlo. Per dignità. Ed etica, appunto. Se non lo fa per ambizione personale, è grave. Se resta incollato lì dov'è per compiacere qualche padrino politico, ebbene, ci permetta, è ancora peggio.