Il Benevento dura un tempo, poi è una "Waterloo"

Prima frazione su buoni livelli, secondo tempo inguardabile

Benevento.  

Il Manuzzi offre una cornice da categoria superiore, è uno di quei campi che danno l'esatta dimensione di dove il Benevento è proiettato: 12.807 paganti, con più di diecimila abbonati e anche una bella curva sud piena di tifosi giallorossi.

Baroni conferma a grandi linee la squadra che ha impattato col Vicenza: Pezzi gioca al posto di Lopez, Puscas rileva Ceravolo, Cissè non al meglio della condizione va in tribuna. La novità è Eramo, terzo a sinistra nella linea di trequarti. La squadra è più coperta e riparte bene, senza mai soffrire le iniziative del Cesena. I giallorossi, non pungono in avanti, ma manovrano bene fino alla trequarti. Nel primo tempo hanno loro il comando delle operazioni. Il Cesena invece fa leva sulla sua maggiore fisicità: un pallone lungo e riesce a presentarsi dalle parti di Cragno. Due squadre dalle caratteristiche completamente diverse, ognuno delle quali prova a sfruttarle nella maniera migliore possibile.

SECONDO TEMPO DA INCUBO – Dal 4' al 12' della ripresa la partita cambia padrone. Il Cesena se la prende con la forza e con un pizzico di buona sorte. Il Benevento, ovviamente, ci mette tanto di suo. Il primo gol dei romagnoli è un autentico regalo della squadra sannita. Falco perde un pallone sanguinoso in una zona di campo in cui bisogna essere sempre attenti e Garritano trova il varco centrale giusto per innescare Crimi: il tiro del numero 6 non è irresistibile, ma Cragno se lo lascia sfuggire in quello che sarà un pomeriggio da cancellare anche per lui. Troppo debole sul piano morale di questi tempi la truppa di Baroni, che si sfalda come un grissino nel giro di pochi minuti. Dopo aver assistito al primo tempo si stenta a credere che quella in campo sia la stessa squadra della prima frazione di gioco. Il raddoppio arriva da calcio d'angolo: lungo, lunghissimo, sul secondo palo, tanto da far credere che sia una palla persa. Lo credono tutti i giallorossi (compreso Cragno che non si muove dai pali), non Crimi che va ad arpionare di sinistro e mette al centro per la mezza girata al volo di Ligi, difensore centrale che sembra un attaccante nato. 2 a 0, giallorossi ko. Ma non è finita. Perchè la squadra si scopre e lascia un altro pallone in contropiede al Cesena che va a chiudere “sporco” con Laribi nell'angolino. Benevento distrutto in otto minuti. Al 22' arriva anche la pietra tombale sulla sfida: la pone Camillo Ciano, servito dall'imprendibile Garritano. Finisce con la curva dei tifosi giallorossi che danno le spalle al campo, e con quella bianconera che canta “Romagna mia”. Il Cesena si sente ormai salvo, il Benevento vede un po' per volta svanire il suo sogno play off.

LA CHIAVE TATTICA – Il ritorno al 4-2-3-1 sembra in avvio un'autentica panacea. Il Benevento ha assimilato questo modulo nel migliore dei modi e si vede che tutto funziona alla perfezione. Anche quando dopo appena 13' deve fare a meno di Buzzegoli che si infortuna. Entra Viola, ma non cambia praticamente nulla. A vicenda Falco e Ciciretti vengono incontro ai centrocampisti per fare da elastico e creano dei varchi che chiedono solo di essere sfruttati al meglio. A Puscas in avanti sembra difficile chiedere di più: lui è ben lontano da una condizione fisica soddisfacente, per cui sembra facile per i tre della difesa chiudere su di lui quando viene innescato dai giocatori di fascia.

Quello che sembra perfetto nel primo tempo, diventa una catastrofe nella ripresa. Tutto diventa difficile, sembra di dover scalare l'Everest. D'improvviso. C'entra la condizione mentale, c'entra anche quella fisica. Il Benevento è arrivato in riserva a questa fase della stagione. Nasconde i suoi difetti finchè gli avversari non riscoprono cattiveria e voglia di fare. A quel punto, tutto si sfascia come un castello di carte.

IL FUTURO – Visti gli altri risultati, conviene continuare a credere che si possa chiudere il campionato in maniera almeno dignitosa. C'è il derby con l'Avellino all'orizzonte, una settimana per prepararlo. Non sarebbe giusto mollare tutto ora e alzare già bandiera bianca.

Franco Santo