Benevento, poca intensità e carattere a sprazzi

Neanche il 2 a 2 avrebbe riabilitato una partita che deve servire da insegnamento per il futuro

Benevento.  

MATERA - Questa beffa non l’avevamo ancora provata. La Salernitana lascia strada, la strega non ne approfitta. E così il sogno si infrange, nonostante la caduta della capolista. Sono mancate tante cose al Benevento per vincere la partita di Matera. La convinzione, la forza fisica, l’intensità di gioco. E qualche giocatore di cui non può fare a meno, come Campagnacci, Vitiello, lo stesso Alfageme. Beffa nella beffa, il finale della sfida. Ci poteva scappare il 2 a 2 e sarebbe stata una beffa per il Matera come all’andata. Quando Bifulco ha deviato d’istinto il colpo di testa di Marotta, s’è capito che il Benevento non aveva meritato neanche quel “contentino”.

Matera subito più pimpante, più aggressivo, più convinto. Il primo tempo è uno shock per i giallorossi, che vengono puniti anche al di là dei propri demeriti di squadra. Il solco lo scavano due episodi che lasciano basiti. Sul cross di Letizia da sinistra c’è la macroscopica ingenuità di Kanoutè che invece di intervenire si scansa letteralmente consentendo all’esterno Bernardi di colpire indisturbato di testa. Il raddoppio di Madonia è il classico tiro della domenica: 35 metri nel sette, Piscitelli non può nulla. Di Alessandro Bernardi, 29enne di Lamezia, colpisce, dopo la sua presenza in campo, anche quella nel tabellino dei marcatori. L’esterno materano è uno che non vede il campo di gioco da otto mesi. Auteri lo ha ripescato a sorpresa, preferendolo a Ferretti e ad Ashong. Sono sorpresi anche gli addetti ai lavori materani. E’ un segno del destino. Il mago della Lega Pro “pesca” un giocatore con le ragnatele e lui lo ringrazia col gol del vantaggio. Roba da scriverci una favola.  Complessivamente il vantaggio del primo tempo appare meritato. Il modulo spregiudicato di Auteri ha messo in difficoltà la squadra giallorossa, i tre dell’attacco lucano hanno mandato sempre in affanno la linea difensiva beneventana, sono sempre arrivati primi sulle seconde palle. E il Benevento è apparso molto meno coraggioso dei biancazzurri.

 

Brini cambia tutto nella ripresa. Mette la sua squadra a specchio con un inedito 3-4-3. Ma l’avvio della seconda frazione potrebbe essere la tomba della partita. Ci mette una pezza Piscitelli mentre Carretta si mangia l’impossibile. Poi qualcosa migliora. Perché il Matera cala vistosamente e lascia quegli spazi che il Benevento ha faticosamente cercato (senza trovarli) nel primo tempo. Per un quarto d’ora si vede solo il giallorosso in campo. Ma sono solo quei 15’ minuti di illusione. Poi è di nuovo Matera. Perché nel diagramma delle forze, sono di nuovo quelle sannite a toccare il fondo. Il finale è un’altalena di emozioni e gol falliti. La squadra giallorossa la tiene a galla solo uno stratosferico Piscitelli, aiutato in più di una circostanza dal giallorosso più positivo, Fabio Lucioni. Gli ultimi minuti sono da manuale inverso del calcio: c’è tutto e l’incontrario di tutto. C’è come non chiudere una partita dominata e come riaprirla con un paio di accelerazioni. Il Benevento ritrova un Alfageme che getta in campo tutte le sue forze nei dieci minuti finali. E nell’assalto, Scognamiglio trova anche il gol. Si è già nel recupero. Il Matera vede gli spettri dell’andata e prima che Bifulco diventi il salvatore della patria su Marotta, è ancora Piscitelli a salvare la sua porta dalla capitolazione. Poteva finire 2 a 2, ma cosa sarebbe cambiato? Nulla, né dal punto di vista della classifica, né da quello della sostanza. Il Benevento questa partita non l’ha giocata come deve fare una squadra che vuole vincere il campionato. Nei play off, ormai certi, ci sarà bisogno di qualcos’altro. Che questa sconfitta serva almeno da insegnamento per l’immediato futuro.

Franco Santo