Il “caso Lucioni” tiene sulle spine i tifosi giallorossi e i dirigenti che stanno preparando la difesa del giocatori. La società sannita rinuncerà alle controanalisi, perché il fatto è acclarato e si porterà avanti la tesi espressa subito, quella di un errore del medico. D’altro canto rinunciare alle controanalisi vuol dire anche accorciare i tempi del processo. Si prende come esempio ciò che accadde a Pavoletti a gennaio del 2013. Diverse le sostanze, indubbiamente, ma simile l’andamento dell’accaduto. Allora il centravanti ex Napoli prese uno spry che conteneva il Tuaminoeptano, decongestionante nasale che ha anche attività simpaticomimetica e vasocostrittrice, è che è uno dei due principi attivi del Rinofluimicil, noto prodotto farmaceutico che si utilizza in caso di raffreddore; peccato che sia considerata una sostanza proibita quando usata dagli sportivi come da indicazioni della Wada, l'Agenzia Mondiale Anti-Doping. Bisogna anche dire che il ricorso del Sassuolo fu incentrato sull’utilizzo dello spray nasale 'Rinofluimucil' contro la rinosinusite mucocatarrale, regolarmente dichiarato dall'atleta e dal medico sociale del Sassuolo Calcio in sede di controllo antidoping. Per la cronaca Pavoletti se la cavò con 40 giorni di squalifica. Nel caso di Lucioni la sostanza è un anabolizzante e non è stata dichiarata, per cui c’è qualche differenza. Ma la strada da percorrere, almeno dal punto di vista della Giustizia sportiva, può essere proprio questa.
Caso Lucioni, ecco come si muoverà la società
Non ci sarà la richiesta di controanalisi
Benevento.