Play off, il pari è di prassi

Nessuno ci sta a rischiare di farsi mettere fuori nella gara d'andata. Ne soffre lo spettacolo

Benevento.  

La paura fa… zero a zero. Al massimo uno a uno. Nessuno ci sta a rischiare di chiudere l’avventura prima della partita di ritorno. E così anche chi aveva mostrato un po’ di spavalderia nella sfida secca (Reggiana, un po’ il Como) se ne sta tranquillamente sulle sue evitando di correre il pericolo di compromettere tutto. E’ la mentalità che cambia dopo la terribile partita secca. Viene fuori la voglia di calcolo, la scelta di non rischiare. E’ il format che spinge a fare così. Qui neanche un gol fuori casa regala un po’ di vantaggio. Se ne segni uno e riesci a conservarlo tanto meglio, ma se ti riacciuffano tanto vale finire zero a zero. Bel modo di incentivare lo spettacolo. Le due semifinali d’andata dei play off non hanno deciso nulla: due pareggi, tutto rinviato alle sfide di ritorno, che si preannunciano lunghe e bloccate.

Più, insomma, lo si mette a confronto con la realtà e più questo regolamento sembra uscito fuori da una mente poco lucida. Nella stagione regolare hai conquistato una decina di punti in più dell’avversario che vai ad affrontare? E cosa conta? Si parte dallo stesso gradino, tutti.

Segni fuori casa e il tuo avversario no? Bazzecole, conta solo fare un gol in più. Magari all’ultimo minuto del secondo tempo supplementare. O magari all’ultimo rigore. E pensare che dare un maggiore valore ai gol segnati in trasferta ci avevano pensato un po’ di anni fa quelli dell’Uefa, per evitare che ci fossero in giro squadre catenacciare, che passavano il turno scippando uno zero a zero fuori e poi vincendo in casa con uno striminzito uno a zero. Alla faccia dello spettacolo.

In quanto al vantaggio da assegnare alla squadra che ha terminato su un gradino migliore nella stagione regolare è una questione di giustizia. Come si fa a non far contare nulla le posizioni acquisite nel corso di una stagione tanto lunga: 38 partite giocate in qualsiasi orario ed in qualunque giorno della settimana, con una sola sosta, quella di Natale. Eppure solo chi è arrivato primo ha potuto dire che quel sacrificio sia valso a qualcosa. Alle altre è contato meno di niente. Alle semifinali sono approdate una seconda, due terze e una quarta. Dicono che così sia più bello. Secondo noi è solo più crudele. E tanto ingiusto.

Franco Santo