Agnelli: Benevento, che sfortuna. Vedo Matera in B

Il capitano del Foggia: "Non mi sono mai divertito come quest'anno". Ma il futuro è un rebus

Benevento.  

No, Cristian Agnelli non è solo il capitano del Foggia. La sensazione che sia uno dei capitani del calcio si fa strada quando espone concetti e riflessioni, riconducendo il gioco alla sua accezione più sana ma al contempo seria. Società che scompaiono, presidenti che decidono di chiudere, calcioscommesse e illeciti che imperano in un mondo troppe volte scosso da scandali. Eppure lui quel 13 aprile 2008 non lo dimenticherà mai. Fece gol alla Vibonese vestendo il giallorosso. Un gol pesante come un macigno perchè riconsegnò al Benevento la terza serie. Un gol che, se vogliamo, oggi risulta essere addirittura più marchiato nel libro della storia del club, visti i tempi e la ricerca di un nuovo acquirente. Uno sguardo al passato remoto, poi di filata verso il presente. "Raggiungere i play off con il Foggia sarebbe stata la ciliegina sulla torta, ma in fondo ci siamo divertiti e questo è quello che conta di più". La frase stupisce come un contropiede al 90'.

Cristian, sii onesto. E' una cosa che pensi davvero?
"Sono onesto, sì. E le attuali vicende societarie c'entrano poco; era una sensazione diffusa già nelle ultime settimane di campionato. Abbiamo dato il massimo per raggiungere i play off ma non ci siamo riusciti e la concorrenza era qualcosa di notevole. E' chiaro, ci è dispiaciuto, ma siamo andati avanti".

Ci spieghi come avete fatto?
"La risposta è semplice: ci siamo divertiti. Guarda, non ricordo stagioni in cui mi sono divertito così tanto giocando a calcio. E quando scendi in campo in questo modo, con la voglia di giocare neanche se fossi a un torneo con gli amici, il resto passa in secondo piano. Ci è mancata un po' di continuità nei risultati, ma si è creata un'armonia di gioco importante che ha fatto entusiasmare sia noi che i tifosi. Da capitano non posso che essere contento".

Il futuro del Foggia è incerto. Il presidente Verile ha lasciato intendere che da solo non può continuare a dare un contributo serio alla causa. Come vivete la situazione?
"Sono foggiano, sento la maglia del Foggia addosso in maniera particolare, non potrei mai viverla bene. Il gruppo dello scorso anno, così come quello che raggiunse la promozione dalla D, era fondato su concetti di armonia e sacrificio. Se la situazione non cambia molti dovranno valutare altri progetti, compreso me che sono in scadenza di contratto"

Del Foggia di De Zerbi si è detto che ha giocato il miglior calcio della Lega Pro. Segreti?
"Divertimento e unione, non c'è nessun segreto di pulcinella. Ripeto, quando vai in campo e ti diverti non fai fatica a dimenticare le sconfitte". 

Domani il ritorno delle semifinali play off. La tua favorita nella corsa alla B?
"Credo che il Matera abbia qualcosina in più delle altre. Lo scorso weekend ho visto il primo tempo di Reggiana-Bassano per poi spostarmi sulla gara del Sinigaglia. Due sfide completamente diverse perchè in Emilia giocavano un po' sotto ritmo rispetto a lariani e lucani. La squadra di Auteri può fare benissimo, ma prima c'è da superare il Como".

A proposito, cosa pensi dell'uscita di scena del Benevento?
"Sono rimasto sorpreso dal modo in cui è maturata, ma vorrei porre l'accento anche sui meriti del Como. E' normale che dal Benevento ci si attendesse la qualificazione, ma i lombardi hanno giocato una grande gara trovando il 2-1 con un bel po' di fortuna. Certo, vedere il palo interno di Lucioni sull'1-1 fa un certo effetto, ma questo è il calcio".

A Benevento hai vissuto una sola stagione che hai sempre definito molto significativa. Quel gol promozione alla Vibonese del 2008 non si dimentica facilmente. Cross di De Liguori, colpo di testa di Polani e tap in dopo la respinta di Panico.
"No, direi che non si può proprio dimenticare né il gol né quello che accadde dopo con la festa in strada. Dispiacque non rimanere; a giugno mi riscattò il Lecce e ci rimasi male perchè avrei voluto giocarmi le mie carte a Benevento in C1. Un gol pesante, ma devo dire che l'intera stagione della squadra fu da incorniciare".

Pensare adesso a quei momenti fa un certo effetto. Era il secondo anno della gestione Vigorito, giunta ai titoli di coda dopo le dimissioni del presidente giallorosso.
"Quando ho appreso la notizia non volevo crederci. Non è un luogo comune, ma credo che tutti gli addetti ai lavori stiano con Vigorito. Ho avuto l'onore di conoscerlo bene, ho pianto quando sono andato via. La differenza tra lui e gli altri è che lui è una persona profondamente umana e ti assicuro che nel mondo del calcio ce ne sono pochissime di questo stampo. C'è un episodio in particolare che conservo ben stretto".

Ti va di raccontarlo?
"Niente di plateale ma quanto basta a far capire l'umanità con la quale fui accolto. A volermi fortemente a Benevento fu Ciro Vigorito, e già questa è una cosa che porterò sempre con me. La famiglia Vigorito mi fece sentire parte integrante aprendomi le porte della propria casa e invitandomi dopo neanche un mese ad una festa di compleanno. Sono cose che non si dimenticano facilmente, ricordo che ne fui entusiasta perchè mi sentii a tutto tondo parte di un contesto che va al di là del calcio. Sono particolari che ti aiutano tanto umanamente".

Da quella splendida annata sono passate sette primavere. E i tifosi sono ansiosi di conoscere il futuro della società.
"Il calcio in generale non versa in grandi condizioni. Posso capire i tifosi del Benevento che inseguono il sogno della serie B da tempo. Un sogno che sfugge sempre per un particolare, per qualche episodio. Quest'anno la squadra ha fatto 76 punti che sono un'immensità. Ma riuscire ad accettare di perdere un campionato dopo aver totalizzato 76 punti è dura soprattutto per i calciatori. Sono amareggiato per la situazione che si è creata e per il malumore della tifoseria. Spero che tutto possa risolversi e il Benevento raggiungere finalmente il traguardo che merita".

Capitano, papà e professionista. Cos'è il calcio per Cristian Agnelli?
"E' un gioco ma è anche una cosa seria. Dà lavoro, alimenta speranze e sogni, ma proprio per questo non va preso con superficialità. Penso a presidenti improvvisati, a società che non avrebbero i parametri per l'iscrizione e che invece puntualmente sono ai nastri di partenza per poi trovarsi in difficoltà a metà stagione, pronti a mollare quando le cose sul campo iniziano ad andare male. Nel calcio non si può improvvisare e lo abbiamo visto con il nuovo filone calcioscommesse. Serve maggiore rigore e occorrono più controlli. Solo così si può pensare di far crescere il movimento".

 

Francesco Carluccio