Stupratore assolto, la vittima non ha urlato...

Una sentenza che fa discutere, anche se sono da verificare le motivazioni.

La vittima ha dichiarato di aver subito violenza su una barella. Da piccola aveva subito abusi sessuali dal padre. Ai giudici ha detto: mi sono bloccata. E' stata denunciata per calunnia. Il piemme aveva chiesto dieci anni di reclusione.

Beh, bisogna ricordarlo: in caso di stupro urlate. Non serve dire soltanto, basta. Tantomeno un basta appena sussurrato. Perché potrebbe essere confuso con un “ancora”.

Anche sulla base di questo mancato urlo i giudici hanno assolto un presunto stupratore. E la presunta vittima è stata denunciata per calunnia.

Il magistrato del pubblico ministero, Marco Sanini, aveva chiesto dieci anni di reclusione per l'imputato.

La sentenza è stata emessa dai giudici del tribunale di Torino. Per i magistrati «la donna non ha tradito quella emotività che pure doveva suscitare in lei la violazione della sua persona».

La violenza sarebbe stata consumata sulla barella del pronto soccorso. La presunta vittima era una interinale della Croce Rossa. E in passato – da piccola – aveva subito abusi da parte del padre.

La donna nel corso dell'interrogatorio così aveva risposto a chi le chiedeva perché non avesse opposto resistenza: «Con le persone forti mi blocco».

L'imputato ha sempre ammesso palpeggiamenti e altre effusioni intime. Aggiungendo che «lei era consenziente».

La sentenza ha innescato discussioni. Anche se bisognerebbe leggere nel dettaglio le motivazioni dei giudici per capire la ratio che ha spinto i magistrati a decidere per l'assoluzione.

Di certo uno dei riferimenti è stato proprio quella troppo flebile resistenza. Ma non solo. Dopo gli abusi la donna è tornata al lavoro, senza dire nulla. Altro atteggiamento che – a dire dei magistrati – non è consueto in casi del genere.

Ora, è possibile che la lettura dei giudici sia vicina alla verità. Ma è difficile non sostenere che di fronte a una aggressione di natura sessuale una persona già scossa da precedenti (gli abusi del padre), non possa restare “bloccata”. Incapace di urlare o chiedere aiuto.

Le istruttorie dibattimentali sulle violenze sessuali sono purtroppo quasi sempre anche dei veri supplizi per le stesse vittime. Costrette a rispondere davanti a un buon numero di persone su circostanze che hanno violanti fin nel profondo la propria intimità.

Fino agli anni '80 non era raro sentire in tribunale togati chiedere “ma lei ha provocato piacere?”. O anche “tanto sappiamo bene che se una donna non vuole...”. Per finire – ma questa è storia dei nostri giorni – l'intramontabile riferimento all'abbigliamento. Perché si sa, se è troppo succinto è un esplicito segnale di disponibilità. E quindi: non lamentatevi.

Comunque sia, consigliate a tutte di urlare. Forte e chiaro.