Diario di un camorrista. Letizia, la trans più dura di un boss

Storie. Il racconto di un killer. Conseguenze di un agguato sbagliato

Riassunto delle puntate precedenti. Leo insieme a Mario e il Pisano su ordine di Ciro, il capoclan, uccide per errore il figlio del boss Aniello Riccio. Il rifugio da Anna, un'infermiera. La sparatoria e la fuga nella casa al mare. L'arrivo dei carabinieri e la corsa verso il porto. L'incontro con Tonino, poi la decisione: andare da Barbara, una prostituta. L'omicidio del pappone e il ritorno...

Ottava puntata (leggi anche – prima puntata – seconda – terza – quarta – quinta - sesta - settima)

di elleti

Barbara guida che non sembra una femmina. Pure con l'occhio intommato e dopo che ha scamazzato a morte uno stronzo. E' sempre stata tosta, e pure per questo quando vede un ricottaro diventa una bestia. La verità però, è che se vuole fare la puttana indipendente se ne deve andare. Tiene tutto quello che deve tenere per fare la zoccola di livello e abboffarsi di soldi. Ma lontano. E invece no. «Questa è casa mia e non me ne vado». Discorso chiuso.

Stiamo andando da Gennaro, suo cugino. Che da quando è femminiello si fa chiamare Letizia. Ma un animale era e un animale è rimasto. Sì è fatto il primo gabbio a sedici anni, perché stava scannando uno che lo chiamava ricchione. In galera ha buttato mazzate di morte a tutti quelli che lo guardavano storto. Non l'ha sfottuto più nessuno. Né dentro, né fuori. Neppure ora – mi ha detto Barbara –, che veste come una signora da bordello. Gira col ferro nella borsetta, ma nessuno è meglio di lui con la molletta: fa scattare la lama e subito dopo ti trovi il cannarone a due parti. Certe volte pure i clienti si mettono paura. E i papponi quando lo vedono abbassano la testa. E pure io mi devo abituare: non è più “lui”, è solo Letizia. Se mi scappa di chiamarlo Gaetano diventa una belva. Barbara me lo ha detto una continuazione per tutto il viaggio.

Arriviamo che è sera. Mi metto in testa il cappuccio della felpa e scendiamo dalla macchina. E' scuro, i lampioni stanno senza lampadine. Nessuno ha visto niente, speriamo. Letizia abita al terzo piano. L'ascensore è scassato e nelle scale si sentono criaturi alluccare e mamme alluccare più forte. Una sinfonia, uguale a casa mia. Dove mia mamma era regina: alluccava più di tutte le mamme. Contro di me soprattutto, perché mio fratello non ha mai dato problemi.

Tre stanze e un bagno solo. Non sembra la casa di un trans, pure se non mi ricordo altre case di trans. M'aspettavo che stava tutto in disordine, e invece cazzo: pulito e messo a posto, come da me quando ci veniva a trovare la nonna e mamma pulizzava per due giorni interi. Letizia manco mi pare un femminiello. Uguale a una donna. Niente operazione, ma le tette finte se l'è fatte. M'ha stretto la mano troppo forte che quasi bestemmiavo per il dolore.

- Stai dentro un sacco di merda, Leo.

- La voce è sempre di Gaetano. Ha accavallato le gambe. Sembra quasi che non vuole dire più niente. Poi guarda Barbara, l'occhio nero e sospira.

- Però se tieni culo esci fuori senza farti troppo male...

- E come?

Lo ascolto, mi appendo alle sue parole. Mi racconta di Aniello Riccio, tiene le guardie che gli annusano le chiappe. Quello, il boss, se lo stanno cantando. E mica uno solo. Gli infami stanno facendo il coro. Non ci vuole niente, gli mettono i braccialetti e buttano la chiave. Lo sa lui e lo sanno quelli che gli stanno attorno. Lui sta chiuso dentro il quartiere. Comunque ha detto a quella serpe di Ciro Abbagnale che tiene due mesi per farmi il servizio. Due mesi. Se non ci riesce lo squarta vivo. A lui e alla sua banda.

- Letizia, queste cose le so. Ci vuole più di una botta di culo...

- Fesso eri e fesso sei rimasto. Don Aniello è fuorigioco. Oggi o domani se lo vanno a pigliare. Non tiene tempo da perdere con te, pure se gli hai seccato il figlio.

- Ho capito, ma Ciro?

- Per questo sei un fesso, e per questo continui a fare il guardiapalle di un guappetto di quartiere.

- Ciro è un po' peggio di un guappetto di quartiere.

- Sì, come no? S'è cacato sotto per tre giorni quando ha saputo che per sbaglio avete ammazzato il ragazzo del boss.

- Beh, non è che tiene torto...

- Stammi a sentire, a Ciro lo puoi fottere e don Aniello lo fottono le guardie. Poi è chiaro, sempre meglio che non ti fai vedere più, perché il minimo che ti può succedere è che vai al gabbio pure tu. E lì ti mangiano a morsi.

- Mi servono documenti...

- Na cos' a vot' Leo. Prima ti cambiamo i connotati, poi i documenti. E a finire ci occupiamo di Ciro e delle mezze pugnette che stanno appresso a lui.

- Perché lo fai?

- Per simpatia, da ragazzo ti sei sempre comportato bene. E per Barbara, che con te tiene qualche debito. E poi per Ciro, ha fatto una cosa che non doveva fare.

- Cosa?

- Ne parliamo un'altra volta.

- Letizia si è alzata. E' più alta di me, pure ora che si è levata i tacchi. Apre un baule e dentro ci stanno pistole, caricatori, fucili a pompa e munizioni.

- Che devi fare, la guerra?

- M'ha guardato storto. E pure Barbara si è girata e con l'occhio buono, senza parlare, m'ha fatto capire che è meglio se sto zitto.

- No, Leo. Ma ora è pieno di scamorze che si sentono boss. Non portano rispetto a nessuno. E allora il rispetto ce lo pigliamo noi. Io l'ho sempre fatto e ora lo fa pure la gente che sta con me. Tieni la fortuna che abbiamo lo stesso stronzo da scamazzare, così con un servizio facciamo contenti a tutti e due. Ma mo' rilassati che Maria è venuta per te...

Avrei capito solo dopo due ore cosa significa che mi devono cambiare i connotati. Maria Ollivùd ha aperto la valigetta e iniziato il trattamento.