Cani abbandonati l'appello di Melina: non portateli ai rom

Duecento cani in un Rifugio a Ponticelli e il mercimonio degli abbandoni nei campi rom

Napoli.  

La chiamano Melina re cane è una delle storiche volontarie del rifugo La Fenice a Ponticelli. Duecento cani accolti dai volontari che sostengono ogni spesa e la fatica di gestire cuccioli e cani disabili, animali anziani e la solitudine di tanti animali un tempo amati e poi abbandonati. Un appello diretto quelle delle volontarie Melina Vitale e Flora Stanchi a fare del bene frequentando il rifugio magari donando crocchette o un contributo, piuttosto che a non abbandonare i cuccioli e amici a quattro zampe nell’estate clou e dei numeri da record per animali lasciati in strada e troppe volte vittime e feriti in incidenti stradali.

 

La signora Vitale spiega come ora c’è anche una nuova frontiera, quella di portare i cani nei campi rom. Proprio gli zingari fanno cassa sugli abbandoni, portando puntualmente i cani nel rifugio. Melina e Flora sono due volontarie della Adla Onlus che gestisce il rifugio da 16 anni. 

«Quest’anno è stato tremendo, ci sono stati troppi abbandoni. Uno dopo l’altro. Una escalation che non si è fermata mai. Quattro sono rimasti feriti e si spostano con il carrellino. Da settimane stiamo lanciando l’appello disperato affinchè le persone non li abbandonino più, ma soprattutto ai rom. Un vero e proprio business crudele: la procedura è collaudata. Gli portano i cani, prendono dieci euro ad abbandono e loro li lasciano a noi. Non solo il dolore di un abbandono ma anche una speculazione feroce”.

Melina e Flora due volontarie ogni giorno impegnate a pulire accudire, svezzare, nutrire duecento cani. 

Un popolo di pelosi che amano dal profondo ma che ha bisogno ogni giorno di cure e attenzioni, spese e investimenti.

«Bisogna rendersi conto che la pratica della sterilizzazione è necessaria - spiega Malina -. Dicono che la Madonna si dispiace. Credo sia una credenza assurda. La Madonna si dispiace a vederli sporchi soli feriti, e in alcuni casi uccisi».

C’è anche Flora ogni domenica a Piazza Trieste e Trento ad informare fare promozione della cultura del non abbandono

«Molti non sanno, o sembrano non voler sapere, che molti moltissimi cani che oggi vivono reclusi tra le sbarre di un box, tempo fa erano teneri cuccioli presi con superficialità da persone che considerano i cani come oggetti e non come esseri viventi e quindi in grado di provare sentimenti quale gioia, felicità, dolore e tristezza. Quando la vacanza diventa un problema perché c’è lui. Quando per un incidente la cagna rimane incinta e non si ha voglia di perdere tempo per i due mesi successivi la gravidanza, c’è sempre qualcuno che abbandona in canile il proprio cane - spiega Flora -.»
Proprio nel rifugio di Ponticelli questi animali soli e disperati hanno trovato un posto, un tetto, una ciotola sempre colma di pappa, una cura per i loro acciacchi o malanni o ferite da maltrattamento e una mano amica sempre pronta a donare carezze e hanno trovato un "grazie”. «Un grazie eterno ai nostri 150 ospiti che con la loro presenza rendono la nostra vita più ricca, un grazie a Leone, Ketty, Valerio, Gerry,Olimpia,Puma e tanti altri che con la loro voglia di vivere nonostante tutto ciò che hanno passato, danno un senso nuovo al nostro impegno - spiega Flora -».

Siep