Senza l'ospedale San Gennaro il rione Sanità è morto...

Trecento cittadini in corteo a Napoli hanno chiesto il rilancio e non la chiusura del presidio

Padre Alex Zanotelli: in questo quartiere il san gennaro è lìultimo presidio di legalità e civiltà. Vogliono smantellare un ospedale che funziona!

Napoli.  

Di giorno i cortei, la gente che scende in strada e lotta. La notte gli spari, le stese e il terrore che ti fa serrare porte e finestre. Questo è il rione Sanità, cuore di Napoli, 120 mila abitanti: il doppio di città capoluogo come Avellino o Benevento. 120mila abitanti e un solo ospedale: il San Gennaro dei Poveri.

“E' qui che sono nata, qui ho partorito e qui sono nati i miei nipoti, questo ospedale custodisce la storia della mia famiglia e di tante persone come noi”. E poi: “cosa ne sarà del rione se lo Stato ci abbandona del tutto chiudendo anche l'ospedale San Gennaro?”. Sono solo alcune delle testimonianze raccolte lungo la strada, questa mattina durante la manifestazione organizzata dal Comitato Presidio permanente del San Gennaro. Lungo i vicoli che dalla Sanità portano alla salita del museo più di trecento persone hanno marciato in difesa della sanità pubblica e per dire no alla riconversione di una struttura che per molti, quasi per tutti, rappresenta molto più di un semplice ospedale.

Inutile l’intervento del governatore della Campania, Vincenzo De Luca che aveva rassicurato i pazienti sulla riconversione della struttura ospedaliera aveva ridefinito compiti e funzioni del San Gennaro. Dopo un primo incontro negativo del presidio con il direttore generale dell’Asl Napoli 1, Elia Abbondante, il presidente della terza Municipalità, Stella-San Carlo Arena, Ivo Poggiani ha assicurato che la mobilitazione dei cittadini continuerà. I cittadini chiedono alle istituzioni il blocco del trasferimento dei reparti, il blocco del trasferimento dei lavoratori e l’apertura di un tavolo tecnico per valutare le proposte pervenute dalla direzione.

“Noi protestiamo contro il principio di fondo che è la decisone assunta dai commissari alla sanità della Regione Campania senza interpellare i cittadini, il territorio. Tagli sempre più lineari che non guardano ai reali bisogni – spiega Ivo Poggiani – Avremmo gradito che in questa fase qualcuno almeno avesse interpellato il Comune”.

Nel piano di riconversione immaginato dalla Regione resterà un presidio ambulatoriale di primo soccorso, ovvero Servizio di Assistenza e Urgenza Territoriale. Smantellati i reparti, alcuni considerati di eccellenza che saranno trasferiti altrove.

“Loro sono sordi ma noi non siamo invisibili – ha detto Francesco Ruotolo del Presidio permanente – I nostri interlocutori non vogliono sentire le ragioni del popolo”.

E il popolo si è rimesso in cammino, come è accaduto dopo l'omicidio di Genny Cesarano, e tra loro ancora una volta Padre Alex Zanotelli: “Lo Stato ci abbandona. Ospedale significa punto di riferimento, rifugio, civiltà. Viene così chiuso l’unico polo di legalità in un Quartiere ad alto tasso di violenza, dove quotidianamente si spara ancora.Fino a ieri sera si sparava. Siamo certi che chiudere una struttura pubblica per trasformarla in chissà cosa sia davvero utile? Chi ci guadagna? E poi vogliono trasferire alcuni reparti all'Ascalesi, quando sappiamo bene in che condizioni si trova quell'ospedale. Qui invece c'è tutto, parcheggi, strutture pulite e spaziose. Vogliamo il rilancio del San Gennaro, non la sua riconversione!”.

Dal 2011 L'ospedale già non è più dotato di pronto soccorso generale, ma solo di quello ostetrico, per cui il ricovero ordinario, diurno o continuativo, avviene esclusivamente attraverso le liste d’attesa per i ricoveri programmati. Il “San Gennaro” ospita alcune strutture uniche, come il Polo Onco-Ematologico, la Riabilitazione Cardiologica, l’Endocrinologia Medica e Chirurgica, il Centro Diabetologico di riferimento regionale, la Nad (Nutrizione Artificiale Domiciliare).

Il corteo ha intonato slogan anti Renzi e anti De Luca per tutto il percorso fino al bivio del Museo Archeologico dove si è fermato, bloccando il traffico e mandando letteralmente la città in tilt per più di un'ora. Alcuni si sono seduti al centro della strada, mentre autobus di turisti fotografavano la scena da lontano, i tassisti imprecavano e le forze dell'ordine controllavano a distanza ravvicinata.

Ma anche chi non è sceso in piazza questa mattina vuole dire la sua, nel quartiere nessuno è favorevole alla chiusura e ognuno è pronto a raccontare un aneddoto che lo lega all’ospedale, l'esperienza di una sorella, di uno zio di un figlio o un marito che “se non era per l'ospedale sarebbe morto. Qui San gennaro ha salvato parecchie vite. Senza San Gennaro il rione sarebbe morto”.