VIDEO Crollo Palazzina. «Giustizia per i nostri morti»

I funerali si terranno allo stadio Giraud

Torre Annunziata.  

di Simonetta Ieppariello

 

Le porte della parrocchia, della chiesa della Trinità, sono rimaste aperte fino a notte fonda. La comunità dei fedeli della zona, assistiti da don Ciro si è riunita in preghiera. Troppo dolore. Due famiglie distrutte. I corpicini anche di due bambini sotto quelle macerie di polvere e pietra. La cappella che venerdì ha accolto i parenti e gli amici delle famiglie sepolte dalle macerie del palazzo di Rampa Nunziante. Kikka e Sasi, li chiamavano così gli amici di sempre. 

 La morte giunta nel sonno non avrebbe sottratto le vittime alla paura e alla consapevolezza della fine. Qualcuno che vive intorno avrebbe detto di aver sentito urla strazianti. Subito dopo il crollo. Poi, il silenzio.

Sul marciapiedi di fronte alla chiesa, un gruppo di ultrà del Savoia ha affisso uno striscione «07-07-2017. Nulla sarà più come prima. Rip». Perchè Torre la sua gente è stetta in un dolore lacerante. Tutti ora vogliono giustizia per quelle otto vite spezzate.

Il tempo sembra essersi fermato a Torre Annunziata. Tempo sospeso. Dolore. Silenzio. Quel palazzo è venuto giù come un orrendo castello di sabbia. I lidi intorno restano chiusi in segno di rispetto per quelle otto vite distrutte.

Adesso sono al lavoro i magistrati della procura di Torre Annunziata. Domattina l’autopsia. Ennesimo strazio per quei corpi. Ma è procedura di rito. Sarà veloce. Sarà una procedura rapida. I funerali di tutte le vittime forse, allo stadio Giraud: «I cittadini hanno espresso l'esigenza di partecipare al rito funebre - dice il sindaco Vincenzo Ascione con la voce rotta dal dolore - Cercheremo di rispettare questo desiderio. Rispettabile». 

La solidarietà, il cuore fiero e grande dei torresi.

Un volto nuovo di una città troppo spesso passata ai clamori della cronaca per fatti di camorra, crimine e sangue mostra una nuova identità. Un volto diverso e inedito che parla di solidarietà, dignità, forza.

In questi giorni i commercianti e residenti della zona hanno offerto centinaia di panini, casse d'acqua e soprattutto elmetti e guanti. Dai palazzi intorno si vedono macerie, scampoli di mobili e materassi, scampoli di vite interrotte da una morte atroce. Tra le macerie si vede un letto, è piccolino, era il letto di Salvatore, otto anni. All'alba di ieri il suo corpo è stato estratto dalle macerie con quello della sorella Francesca, tredici anni. Per ultimi fuori dal quel disastro.

Casa loro che si è trasformata nella loro tomba. Sono i figli di Anna Duccio e Pasquale Guida, i loro corpi erano stati recuperati qualche ora prima insieme con quelli di Pina Aprea, la sarta che usciva di mattina presto per fare jogging ma che venerdì era ancora in casa. 

«Nessuno muore finché vive nel cuore di chi resta. Ciao Kikka e Sasi». Con un pennarello di colore verde altre alunne della 3F scrivono frasi su una T-shirt bianca che tante ragazzine indossano.

LE INDAGINI: La palazzina era di tufo. Al centro dell'interesse degli inquirenti ci sarebbe la manutenzione fatta a due appartamenti al primo e al secondo piano, appena comprati all'asta. Il Comune ha sottolineato sia che sono siti entrambi sul lato dello stabile che dà sul mare (quindi non interessato dal crollo) sia che si tratterebbe di semplici opere di manutenzione.

Difficile dare un giudizio generale sulla staticità di un palazzo realizzato alla fine degli anni Cinquanta in tufo con calcestruzzo e laterizi soltanto sui solai.  
Soltanto le rilevazioni dei periti scelti dalla procura sui pezzi d'intonaco sgretolato potranno chiarire la situazione. Intanto ieri l'ufficio tecnico del Comune è tornato sul cratere di Rampa Nunziante per mettere in sicurezza la zona.