Deruba una donna e si nasconde in Tribunale

Il rapinatore fermato da tre agenti della Polizia Penitenziaria

Napoli.  

Brillante operazione degli uomini della Polizia Penitenziaria in servizio presso i varchi del Tribunale di Napoli. Un plauso ed un vivo apprezzamento agli Assistenti Capo della Polizia Penitenziaria Lucidi Ernesto, De Camillo Giuseppe e Ricciardi Michele, che ieri, dopo aver terminato il proprio turno di servizio, si sono resi protagonisti di una encomiabile azione a tutela dei cittadini. 

I fatti. Presso i varchi del Tribunale di Napoli, giungeva una signora che sosteneva di esser stata derubata. La donna ha fornito agli agenti precise indicazioni. In particolare, ha riferito che il ladro si sarebbe introdotto nell'area del Tribunale di Napoli, settore Porzio, scavalcando un muretto, nascondendosi presumibilmente nei sotterranei. 

Con alto senso di appartenenza allo Stato, i tre agenti penitenziari non esitavano a catapultarsi nei sotterranei, e con un'azione mirata, pericolosa e capillare riuscivano a trovare il ladro ancora con la refurtiva addosso, ad ammanettarlo e consegnarlo agli agenti della Polizia di Stato che nel frattempo era giunti sul posto. 

«Ci preme sottolineare che gli agenti della Polizia Penitenziaria - si legge in una nota diffusa dalla Segreteria Generale OSAPP -, nonostante il dispendioso lavoro psico-fisico che sono chiamati a svolgere quotidianamente negli Istituti Penitenziari, sempre al alto rischio per la propria incolumità a difesa dell'ordine all'interno delle carceri, spesso provati psicologicamente per lo stato di esasperazione e di tensione dovuta ai cronici problemi di turnazioni massacranti, carenza di personale, minimi standard di sicurezza, ect. orbene, non esitano ad essere sempre in prima linea a servire le Istituzioni e svolgere il proprio doveri di Poliziotti a servizio del cittadino ogni qualvolta se n'è presenta l'occasione. anche se lo Stato è perennemente assente ai disagi che affliggono gli uomini della Polizia Penitenziaria,senza trovare soluzioni e/o intervenire, ma solo ricordarsi per un attimo allorquando succedono le tragedie, per poi il giorno successivo parcheggiarle nel serbatoio della dimenticanza».