Napoli choc: «Io, stuprata da 3 uomini a Chiaia»

La storia di Camilla. Le polemiche. Napoli e i casi di violenza che aumentano

La denuncia della donna è stata rilanciata in serata dalla rete "Nonunadimeno", che ha offerto supporto psicologico e legale.

Napoli.  

di Simonetta Ieppariello

La violenza. La denuncia. Sul social. Si chiama Camilla la ragazza vittima di una aggressione sessuale lunedì sera, che racconta sul suo profilo facebook, disperata, quanto accaduto.

Momenti concitati. Lei scende a gettare la spazzatura, in tre si infilano nel palazzo. La bloccano, la toccano dappertutto. Inizia l'incubo.«Erano in tre, mi hanno bloccata e aggredita in un palazzo a Chiaia. Ma non ho denunciato, perché non servirebbe a nulla». Camilla Z., 37 anni, di origini siciliane, a Napoli per un breve soggiorno, ha postato ieri la notizia della violenza sessuale che avrebbe subito nella tarda serata di lunedì nell’androne di un condominio. Un nuovo caso. Una nuova storia. L'ennesima violenza.

Una storia che la presunta vittima ha raccontato, fornendo ogni dettaglio, alle responsabili del collettivo «Non una di meno», ma che non ha voluto, forse solo per ora, riferire alle forze dell’ordine. Il dibattito, come prevedibile, si è scatenato tra attestazioni di vicinanza e solidarietà, ma anche qualche domanda e interrogativo a corredo sulla scelta di Camilla di non presentare denuncia alle forze dell'ordine.

A rispondere è lei stessa in un infuocato post sulla sua pagina Facebook: «Non me la sono sentita, da sola, di andare dai carabinieri e poi in ospedale, dove mi avrebbero visitato, fatto tamponi e dove avrei dovuto rispondere a tante domande. È inutile che in questo momento mi parliate di statistiche - scrive rivolgendosi ai tanti che hanno lasciato commenti sulla sua pagina - di altre possibili violenze che potrebbero avvenire perché questa è la mia pelle. Non sono un numero. Sono una persona. Ferita, umiliata, violentata. Se sporgere denuncia servisse, se grazie a questo quei tre maledetti potessero essere fermati, nulla mi avrebbe trattenuto».

Il palazzo di sei piani ha quattro anfratti. Un inquilino avrebbe riferito di aver sentito delle urla dopo la mezzanotte di lunedì.
L'amministratore del condominio invece racconta che nessuna persona con il nome della donna siciliana che ha denunciato sul social network la violenza risulta ufficialmente essere stata ospitata nelle abitazioni che si trovano all'ultimo piano. 

"Hanno tentato di stuprarmi"

«Poco fa, a Napoli, in via San Pasquale di Chiaia, sono stata aggredita. Sono uscita a buttare la spazzatura perchè volevo evitare di dover uscire domani con valigia pesante e sacchettone e mentre rientravo i 3 si sono infilati con me nel portone. Mi hanno tappato la bocca e spinto in un angolo dell'androne, che è grande e buio e pieno di anfratti e hanno cominciato a toccarmi, mettendomi le mani dappertutto. Per fortuna avevo pantaloncini e body e questi cazzoni non sono stati capaci di aprirlo. Non potevo gridare ed in tre mi tenevano ferma, per un orribile attimo ho creduto che sarei stata stuprata lì, senza neanche capire come, e che magari uno di loro aveva l'aids e comunque io non avrei potuto impedirlo ma che per fortuna avevo appena finito il ciclo e quantomeno non sarei rimasta incinta. È curioso quanti pensieri lucidi si possano fare in pochi minuti. Quando la luce automatica si è spenta ho davvero creduto di essere fottuta. Mi ha salvato un ragazzo che scendeva di casa, ha visto movimento ed è venuto a vedere. Io ho cominciato ad urlare e nonostante il casino (mio e dei tre che avevano iniziato a litigare con il ragazzo) NESSUNO e dico NESSUNO in un palazzo di SEI CAVOLO DI PIANI si è affacciato. Se ne sono andati ridendo e dicendo al tipo che anziché intervenire avrebbe potuto partecipare, dandogli del ricchione. Io me ne stavo seduta in terra a coprirmi il seno e a cercare le scarpe che nel casino avevo perso. Il ragazzo mi guardava e non sapeva se toccarmi, non sapeva cosa dirmi e in silenzio si è tolto la maglietta e me l'ha data. Mi sono coperta e ho sentito profumo di vaniglia. Sono salita a casa e ho chiuso la porta a tripla mandata, ho fatto fatica perchè tremavo come una foglia. Non ho neanche ringraziato il ragazzo, non gli ho ridato la sua maglietta, non gli ho offerto un asciugamano per il naso che gli sanguinava, sono solo corsa in bagno e sono rimasta mezz'ora sotto l'acqua più calda che riuscivo a tollerare. Ora sono qui a scriverlo, perchè devo in qualche modo eliminare la vergogna, la paura ma soprattutto la rabbia... Ho pensato di denunciarli, ma che senso avrebbe? Li ho a malapena intravisti, era buio, e beh, io avevo i pantaloncini corti e un body attillato e non ce l'avrei fatta a sentirmi dire 'te la sei cercata'... Anche se non lo dicono, alcune persone (forze dell'ordine in particolare) ce l'hanno scritto negli occhi. Ma NON VOGLIO tacere. Vorrei affacciarmi alla finestra e gridare che in giro ci sono dei delinquenti vigliacchi che in tre, forti del buio e dell'alcool hanno tentato di stuprarmi dentro un fottuto palazzo con almeno quattro appartamenti per piano e nonostante il trambusto nessuno è intervenuto. Voglio dire grazie al ragazzo che mi ha dato una mano, perchè non sono riuscita a farlo e presa dal panico l'ho lasciato sul pianerottolo, con la sua maglia ancora stretta tra le mani. Spero tanto di rivederti. Voglio dire a quei pezzenti che mi auguro di reincontrarli il mese prossimo, circondata dagli amici e non sola e indifesa. Voglio dire a tutte le donne che non è colpa vostra ma che purtroppo in giro per la terra ci sono persone cattive che si approfittano di voi. Voglio dire che no, non ho reagito (eh già, me l'hanno appena chiesto) perchè quando pesi cinquanta chili e tre infami ti tengono ferma contro un muro pensi solo che se ci provi ti prendi anche le botte e io in quel momento ero già triste e con il cuore spezzato per fatti miei e non ho avuto né la forza morale né quella fisica di difendermi. Sono furiosa con la societá che permette a disagiati del genere di girare liberi per la strada. Sono arrabbiata con me che ancora penso di vivere nel paese delle meraviglie e non sto attenta quando di notte torno a casa da sola». 

Dopo qualche ora la ragazza ha rettificato specificando di essere stata stuprata. Letteralmente. 

Piena solidarietà dalle referenti del collettivo che annotano sulla pagina: "Sulla vicenda di Camilla ci sentiamo di aggiungere alcune riflessioni. 
In primo ordine speriamo che le arrivi la solidarietà di tutt@ coloro che hanno manifestato messaggi di vicinanza con lei su questa bruttissima violenza ricevuta. Dopodiché, in merito alla questione denuncia/non denuncia tanto emersa per attribuire credibilità alla vicenda ci sentiamo di dire che, nel pieno rispetto di qualsiasi sia la scelta di Camilla, senza se e senza ma noi stiamo con lei! 
Per quanto ci riguarda non sarà la denuncia formale a rendere più vera ai nostri occhi la violenza ricevuta. D'altronde è più che comprensibile la sfiducia rispetto all'iter burocratico e i tempi carsici in tema e all'inadeguatezza del decreto legge anti-femminicidio proposto dal governo. Inoltre, è statisticamente appurato che le donne vittime di femminicidio nella maggior parte dei casi avevano già denunciato il loro aggressore, anche più volte, ma non è di certo servito a salvare loro la pelle. Denuncia/non denuncia, Camilla non è rimasta in silenzio e per chi pensa che sia troppo poco, a noi basta per decidere da che parte stare e stare incazzate".