Uccisa dall'ex: «Ci eravamo dati un bacio,non volevo spararle»

Il gip convalida l'arresto di Carmine D'Aponte accusato della morte di Stefania Formicola, 28 anni

Sant'Antimo.  

 

di Siep

«Il colpo di pistola che ha ucciso Stefania è partito accidentalmente, non volevo ucciderla, gli ho solo fatto vedere l’arma che portavo perché avevo paura di mio suocero, lei voleva sfilarmela dalle mani e così è accaduta la disgrazia. La mattina ci eravamo dati anche un bacio. Io l’amavo». Sono le dichiarazioni di Carmine D’Aponte al Gip di Napoli Nord Fabrizio Finamore, nel corso dell’interrogatorio di garanzia tenutosi nel carcere di Poggioreale. Stefania Formicola, sua moglie, è stata uccisa da un proiettile esploso dall’arma che aveva con sé. 

Il 33enne, muratore precario, accusato di aver ucciso con un colpo di pistola, mercoledì scorso a Sant’Antimo, la moglie di 28 anni Stefania Formicola, resta in carcere. D’Aponte risponde di omicidio aggravato dai maltrattamenti. D'Aponte ha pianto per tutta la durata dell'udienza: «È stato un incidente. Quella mattina avevamo fatto pace, le avevo portato in peluche e ci siamo anche baciati: non c'è stata alcuna lite». 

Si è difeso, il muratore, si è difeso per oltre due ore, tra lacrime e singhiozzi ha giurato che lui, Stefania, non voleva ucciderla. D’Aponte nega, dice che i problemi venivano dalle ingerenze della famiglia Formicola nella loro vita coniugale. Ora la difesa si prepara per il Riesame. E a provare che «D’Aponte era vittima del suocero». Un audio in cui lo si sentirebbe minacciare il muratore è già stato consegnato alla procura. Cerca le attenuanti, dunque, il 33enne, e spiega il contesto dentro il quale è avvenuta - secondo lui - «la disgrazia».

«Ho rubato la pistola dal garage di mio suocero e anche le munizioni che mi hanno trovato in tasca i carabinieri: quindici giorni fa ha provato a uccidermi e per questo avevo paura»: si difende così Carmine D'Aponte durante l'interrogatorio. Al gip  ha raccontato che «mio suocero mi stava ammazzando in cucina, a casa sua, alla presenza del maggiore dei miei figli: se sono vivo, lo devo a Stefania: spostò la mano del padre all'ultimo momento e il proiettile uscì dalla finestra». Intanto, in coro familiari e amici hanno scandito: «Vogliamo giustizia e l’unica giustizia è il carcere a vita».