Napoli: serve una rivoluzione. E la rivoluzione non si fa con gli aziendalisti

Stagione apocalittica. Scegliere Pioli o un gestore aprirebbe la strada a fare ancora peggio

napoli serve una rivoluzione e la rivoluzione non si fa con gli aziendalisti
Napoli.  

La prestazione oscena del Napoli col Bologna non può, principalmente per una questione di self care, essere analizzata in funzione della stagione attuale: più salutare tralasciare particolari che diversamente potrebbero cagionare danni a tifosi e analisti, evidentemente non certo agli indolenti protagonisti dello spettacolo indecoroso. 

Tuttavia se l'agonia è a 180 minuti dalla fine è positivo, invece, utilizzare l' esperienza per tracciare il futuro, e allora è evidente che la prestazione col Bologna è un ulteriore messaggio a De Laurentiis: non basta sostituire tre o quattro elementi e un nuovo allenatore "questa squadra può allenarla chiunque" style, serve una vera rivoluzione. 

E una rivoluzione, è meglio metterlo in chiaro in ogni modo, non può farla Stefano Pioli: che è un ottimo allenatore, tra i più bravi con la tattica che usa benissimo per incartare gli avversari (il Napoli ne ha fatto spesso le spese almeno negli ultimi quindici anni) ed è un' ottima persona ma non ha né il profilo né il carattere per gestire un Napoli post Apocalisse. È un gestore, Pioli, che per ovvie ragioni non va bene nel periodo in cui non resta nulla da gestire, ed ha un carattere pacato, calmo, pacioso, nel momento in cui serve tutt' altro a Napoli. 

Pioli o qualsiasi altro gestore, come gestore era ed è quel meraviglioso allenatore che è Ancelotti, pure lui fallimentare a Napoli, non vanno bene alla luce di quanto visto col Bologna, e dunque ad una squadra dove c' è da cambiare praticamente tutto, molto probabilmente anche a partire da chi indossa la fascia di capitano. 

Non va bene se il Ds ad oggi è una figura debole rispetto alla figura debordante e nell' ultima stagione devastante del massimo dirigente azzurro: perché Manna, che è un giovane alla prima esperienza di dirigenza sportiva di una prima squadra ad oggi non può che essere una figura debole rispetto ad Adl, se in futuro saprà cambiare tali proporzioni è tutto da dimostrare. 

Una scelta aziendalista con un Ds giovane e che deve dimostrare tutto significherebbe inequivocabilmente un mantenimento dello status quo che ha portato esattamente a Napoli Bologna, alle facce smunte, al vagare desolati o svogliati per il campo, all' aria da passavo di qui. 

Chi allora? Chiunque abbia un profilo di rottura e che garantisca autonomia progettuale, non per forza Conte naturalmente, ma anche De Zerbi, Gasperini, fosse anche un profilo giovane alla Possanzini. Un profilo, cioè, in grado di assumersi la responsabilità della ricostruzione di uno spogliatoio post Apocalisse, un' identità di gioco, la fermezza nel ribadire che Natan non può in alcun modo sostituire Kim e la chiarezza nel comunicarlo, alla società e semmai anche ai tifosi, che per non passare da illusi non devono essere presi in giro. 

Perché ha ragione Marco Azzi, la situazione è talmente grave dopo Napoli Bologna che minimizzare o farla passare per una stagione storta significherebbe essere complici dell' "ancora peggio" che molto probabilmente verrebbe dopo. E il profilo di un gestore aziendalista per il post Apocalisse equivarrebbe a imboccare la strada dell' "ancora peggio".