La ministra apre il web e trova solo roba porno

La Lorenzin ha dichiarato che l'80 per cento di internet è porno.

E che è possibile comprare droga. Per questo il web è un rischio per i ragazzi. Un'idea un po' confusa della rete. Che preoccupa, anche perché dimostra come parte della nostra classe dirigente sia “tecnologicamente inadatta”.

di elleti

Il ministro Beatrice Lorenzin deve avere un'idea piuttosto confusa del web. Ha sostenuto qualche giorno fa – in una conferenza su “Il rapporto tra i giovani e internet” - che l'ottanta per cento dei contenuti in rete sia pornografico. E in aggiunta, che sui siti si inneggi al consumo di marijuana senza mai parlare dei rischi connessi all'abuso della sostanza. E che – soprattutto - «lì i ragazzi comprano la droga».

Ora, voi siete frequentatori di lande digitali, davvero ritenete che quasi tutto quello che si trova sul web abbia a che fare con il sesso? E che dietro l'angolo di ogni vostro click si nasconda una Valentina Nappi desnuda o l'omologo maschile Rocco Siffredi o ancora qualche ignoto esibizionista? Certo che no.

Lo dicono anche i numeri. I dati Ogi Ogas rivelano che nel milione di siti più popolari del web solo 42mila solo collegati al sesso. Un misero 4 per cento.

Non proprio l'80.

Questa visione distorta del mondo digitale segnala anche una ignoranza di fondo, che è davvero grave se si considera che siamo nel mezzo di una rivoluzione globale che parte proprio da internet.

Una rivoluzione che riguarda il mondo del lavoro, coinvolge e tanto l'istruzione, l'economia, la politica, l'informazione e – guardi un po', ministro Lorenzin – anche la salute, il suo dicastero.

C'è l'infinito dietro lo schermo di un computer o di uno smartphone, ed è davvero grave ritenere di poter racchiudere tutto in un «è quasi tutto porno». E' grave e preoccupante se a farlo è un alto rappresentante del nostro governo. E quindi qualcuno chiamato a dettare le linee guida per il futuro di questo Paese.

Quel riferimento al sesso e alle droghe su internet, puzza di anni '90, quando la rete era agli albori e attirava su di sé visioni entusiastiche, osservazioni apocalittiche e giudizi bigotti (con la Lorenzin siamo su questa terza sponda).

Sono passati quasi trent'anni. Il web è cresciuto a dismisura. Il mondo intero è connesso, grazie agli smartphone. I social hanno accelerato il cambiamento. E sentire che un ministro italiano ritiene quasi tutto il mondo digitale una enorme sala giochi per erotomani è davvero sconcertante.

Avrà semplificato, speriamo. Forse estremizzato per amplificare eventuali pericoli. Ma di certo, l'impressione è quella di un alto rappresentante del governo che ignora in buona parte quello che sta accadendo. E – soprattutto – quanto la “connessione globale” stia modificando alle radici l'intero pianeta. Come è già stato detto, in modo molto più veloce, profondo e pervasivo della rivoluzione industriale.

Quanto alla marijuana, meglio stendere un velo pietoso. La ministra Lorenzin disse – a proposito dell'erba -, che era stanca di trovare siringhe sui marciapiede (come saprete la marijuana si fuma). Ora, è vero che si può comprare droga sul web. Ma su darknet, l'altra faccia di internet, accessibile solo con browser adatti e pagando in bitcoin, la valuta elettronica. Il giro d'affari è comunque ridicolo rispetto allo spaccio tradizionale. Al punto che demonizzare tutta la rete (in questo caso si parla del “web profondo”), è una palese sciocchezza.

Internet offre oggi potenzialità estreme e fino a pochi anni fa neppure immaginabili. Piuttosto che continuare a elaborare tesi del tutto infondate, mostrando – almeno a parole – una ignoranza notevole su quel mondo, la nostra classe dirigente dovrebbe studiare e tanto sulle opportunità connesse al digitale. Invece di continuare a elaborare politiche che non ne tengono conto. Lo sanno anche i vescovi, che in una lettera appello hanno invocato i politici ad aprire gli occhi sul mondo che è cambiato.

Altrimenti continueranno tutti a chiedersi – senza capirci un'acca -, come ha fatto Trump a diventare presidente Usa se aveva tutta la stampa e i media tradizionali contro? Anche con internet, evidentemente. Con l'utilizzo furbo e intelligente della rete. Che oltretutto – caro ministro – segnala anche in modo più autentico di qualsiasi sondaggio gli umori e le pulsioni dell'elettorato.