Sono italiano e mi negano la residenza: sono un fantasma

Migliaia di casi. I comuni ignorano un diritto. Disoccupati, divorziati, gente senza famiglia.

Sono fantasmi. Senza residenza non hanno diritto a nulla: a cominciare dall'assistenza sanitaria, all'iscrizione al collocamento, al diritto al voto. E per gli stranieri? E' anche peggio.

di Luciano Trapanese

La residenza negata. Anche per gli italiani. Una questione sottovalutata, che riguarda tanti connazionali. Non solo gli stranieri. Migliaia di casi nella sola Campania. Ma di tanti altri non si viene neppure a conoscenza.

Riguardano fantasmi. Che resteranno fantasmi. Non avere la residenza significa rinunciare ai diritti più elementari: niente casa, niente medico di famiglia, nessuna iscrizione all'ufficio di collocamento, nessun diritto di voto.

Gino Daraio fa parte dell'associazione “Avvocati di strada” di Salerno. Si occupa anche di loro.

«Vengono tanti italiani. Gente che ha perso il lavoro, divorziati, chi non ha più una famiglia. Hanno diritto ad avere una residenza, anche se non hanno fissa dimora. Ma l'ufficio anagrafe del comune spesso lo ignora. Si perdono mesi interi. C'è chi viene al nostro sportello (aperto il martedì pomeriggio dalle 15 alle 16,30), riceve l'assistenza necessaria per ottenere i documenti. Ma non tutti lo fanno. Non tutti conoscono l'associazione».

Qualcuno di voi penserà: ecco, pensano ad accogliere gli stranieri e poi questo capita agli italiani. Sbagliato. Per gli stranieri è peggio, naturalmente.

Anche per i comunitari. Se un italiano deve solo vincere la sua battaglia contro la burocrazia (impresa complessa, soprattutto se affrontata in condizioni di assoluto disagio), per gli stranieri che provengono dalla stessa Unione europea la situazione è ai limiti dell'impossibile (come in buona parte del continente): per ottenere il rilascio della residenza (per favore, non confondiamola con la cittadinanza...), uno straniero comunitario deve dimostrare di avere una casa, un lavoro ed essere in possesso di una assicurazione medica. Se non lo fa entro tre mesi deva lasciare la Penisola.

E per gli extracomunitari regolari senza fissa dimora? Uguale, se non peggio. Sarebbe un loro diritto, ma l'ufficio anagrafe fa “resistenza” (in fondo la residenza comporta anche delle spese...).

La questione è complessa, e riguarda anche chi una casa ce l'ha. E magari vive in sub affitto o in case senza contratto. C'è anche il caso di tante badanti, assistono qualcuno giorno e notte che non vuole dare loro la residenza. Restano così sospese: senza assistenza medica e tutto il resto... (con evidenti conseguenze negative anche per il permesso di soggiorno, beh quella è un'altra storia. Ancora più complicata).

Per gli extracomunitari che non hanno ottenuto il riconoscimento di rifugiato (una buona parte di quelli che transitano nei centri di accoglienza straordinaria), la questione non si pone proprio.

«Non possono chiedere nessuna residenza – spiega Daraio -. Sono irregolari. Non ne hanno diritto». Fantasmi senza speranza. «Sì, non fanno altro che accumulare salatissime multe – che non pagheranno - e decreti di espulsione, che in larga parte non verranno rispettati: solo una minima parte viene riportata a casa. Costa troppi soldi allo Stato. La netta maggioranza di questi extracomunitari resta a vagare nelle nostre strade. Senza diritti, senza documenti, senza futuro».

Un popolo di fantasmi. Che continuiamo a ignorare. Come non ci fossero. E in realtà, davvero non esistono: non hanno documenti, non hanno diritti, non hanno una casa. Li vediamo ogni giorno, ma è come se non ci fossero. Bisognerebbe aprire gli occhi. Saranno sempre di più. E a Salerno – ma altrove la situazione è simile – mancano le strutture anche per fornire servizi primari. Esclusi i Saveriani e la Caritas non c'è un posto per l'accoglienza notturna. E neppure un luogo dove potersi fare una doccia. Evidentemente non hanno diritto neppure a quello.