L'antimafia ha deciso: legalizzate la marijuana. Ecco perchè

Un documento ufficiale della Dna a Palazzo Madame. Tre motivi per legalizzare l'erba.

«Libereremo risorse, mezzi e uomini per contrastare fenomeni più rilevanti, come il traffico e il consumo di droghe pesanti, vero serbatoio di denaro per le mafie».

Si era già espresso un magistrato come Cantone. Ora c'è anche il sigillo della direzione nazionale antimafia: la marijuana va legalizzata. Una dichiarazione ufficiale. In un documento che era stato sollecitato da Palazzo Madama, anche in vista della discussione sulla normativa.

Le motivazioni principali sono tre.

La prima. La sproporzione evidente fra l'impegno (uomini, mezzi, risorse giudiziarie, economiche), per fra fronte a un mercato enorme (fuma il 15 per cento della popolazione), e i risultati assai magri raccolti. Sia come condanne sia come sequestri.

La seconda. Le quasi irrilevanti questioni sanitarie non consigliano una repressione penale: rispetto ai danni provocati dall'abuso di tabacco e alcol, quelli derivanti dall'utilizzo della marijuana sono da ritenersi notevolmente inferiori.

La terza. La dimostrazione dell'inutilità di ogni sforzo repressivo è costituito dal progressivo aumento del giro d'affari e dei consumatori.

La legalizzazione – secondo l'antimafia – libererebbe uomini, risorse, decongestionando procure e tribunali (per un reato minore), a vantaggio di una più capace e dura lotta contro situazioni notevolmente più pericolose. Una fra tutte, il traffico e il commercio di droghe pesanti (cocaina, eroina, sintetiche).

Sarebbe però opportuno – secondo l'antimafia – un coordinamento con alcuni stati confinanti per concertare insieme una normativa che consenta di regolare l'uso della canapa a scopo ricreativo in modo coerente.

Una presa di posizione da parte della Dna quasi inattesa. O meglio: nessuno se l'aspettava così chiara e univoca nelle conclusione.

Non è ideologica. Come quella espressa dai fautori tout court della liberalizzazione (quasi la canapa indiana fosse un rimedio per tutti i mali, anche se è utile per molte patologie), o del “no” a prescindere (è una droga, quindi fa male).

E neppure è una posizione di tipo economico: la legalizzazione frutterebbe allo stato quasi 8 miliardi di euro (tra vendita, imposte, indotto e contribuzioni).

E' una posizione pragmatica. Che segna anche l'ufficiale “sconfitta” del proibizionismo (nonostante tutto i consumatori aumentano), e la consapevolezza di uno spreco di risorse enormi per un reato “minimo”, a fronte di altri e ben più gravi pericoli come la lotta alle droghe pesanti (che incidono pesantemente anche sul sistema sanitario), vera e imponente fonte di guadagno per tutte le mafie.