La mafia che ci svuota le case. E' qui, forte e organizzata

E' la mafia georgiana, attiva in tutta la Campania. Gli affiliati specialisti in furti in case.

Due basi operativa, a Napoli e a Salerno. Ma colpiscono ovunque. Già numerosi arresti, ma i criminali sono in continuo movimento e con documenti falsi per non lasciare tracce.

di Luciano Trapanese

C'è una mafia specializzata in furti nelle nostre case. Con criminali capaci di forzare porte blindate, aggirare sofisticati impianti d'allarme, scardinare casseforti, individuare subito gli oggetti preziosi tra le chincaglierie. Ed è una mafia che si è estesa in tutta Italia, ma tra le sue basi c'è Napoli, e da qualche anno Salerno. Basi dalle quali partono spedizioni in tutte la regione. Avellino, Benevento e Caserta comprese. E' la mafia georgiana.

Se ne parla poco. Ha meno appeal della mafia russa (con la quale ha qualche legame), di quella cinese. Fa meno paura della camorra, della mafia e della 'ndrangheta.

Ma entra nelle nostre abitazioni. Di giorno o di notte. E' organizzata, efficiente. Ed in forte ascesa.

Non entra in competizione con la camorra, del tutto disinteressata ai furti. Ma fanno affari insieme. Soprattutto nel traffico di armi.

Diverse bande di georgiani sono già state arrestate, sia a Salerno, sia a Napoli. In distinte operazione che hanno portato in cella una ventina di persone. Tutte – nelle ipotesi investigative – riconducibili a una organizzazione internazionale.

Una mafia sui generis, nata negli anni '80. Si è sviluppata in modo prepotente proprio grazie alla gestione quasi militare dei gruppi.

Gli affiliati, kanonieri qurdebi (ladri nella legge), vengono addestrati a rubare. Vere scuole, dove si insegna a forzare serrature – anche le più complicate -, casseforti, ad arrampicarsi sulle pareti, a riconoscere gioielli di valore. Tutto l'armamentario tipico del ladro professionista (per favore, non pensate a “I soliti ignoti”).

Quando colpiscono lo fanno a ripetizione. Furti seriali nella stessa zona. Le cosiddette razzie.

Gli oggetti informatici vengono riciclati in Georgia. Nella ex repubblica sovietica c'è un mercato nero assai fiorente. I preziosi si ricettano in Italia. Il denaro: una parte va al boss (e serve a finanziare l'intera organizzazione), l'altra si divide.

Negli ultimi tempi hanno anche sviluppato una grande competenza nelle truffe informatiche, anche in grande stile.

Con la camorra gli scambi riguardano in particolare il traffico di armi. Ma sono gestiti a livelli più alti. I ladri invece si muovono di continuo in Europa, per non lasciare tracce. Hanno comunque una rete d'appoggio locale e un capozona (e in questo ha similitudini con la criminalità organizzata campana). Il boss locale ha già tutti i riferimenti per la ricettazione della merce rubata ed è anche il personaggio che intasca una parte dei guadagni dei ladri per poi versarli nella cassa comune.

In uno degli arresti effettuati a Salerno, una banda di georgiani è stata trovata in possesso di strisce in acciaio dentellate lunghe mezzo metro e larghe due millimetri, lama da taglierino di 10 centimetri e bombolette spray Samurai (che non possono essere messe in commercio). Ma avevano anche la cosiddetta chiave jolly, capace di aprire tutte le serrature. Non proprio un armamentario di dilettanti. Ma non solo: hanno spesso documenti e permessi di soggiorno fasulli. Bande che non lasciano nulla al caso.

Sia a Benevento, sia ad Avellino (ma questa è la prassi), hanno agito a colpo sicuro, in abitazioni e ville dove erano certi di trovare un bottino ingente. Si suppone quindi siano anche abili nell'individuare le vittime e studiare nei dettagli il piano prima di agire.

E sono qui, in Campania. Forti come mai. Anche perché il flusso migratorio dalla Georgia ha avuto una impennata negli ultimi tre anni. Non sono tutti mafiosi – ci mancherebbe – ma certo è arrivata anche gente esperta a ingrossare le fila dei clan locali.