Quel porto crocevia della coca: non c'è problema, sbarcala qui

Molti maxi sequestri di coca. Intercettazioni che confermano: lo scalo salernitano è centrale...

Riferimento anche per la mafia. La 'ndrangheta sta entrando. La camorra gestisce da tempo gli affari illeciti. E fare argine non è così semplice...

di Luciano Trapanese

Che il porto di Salerno sia diventato uno dei centri nevralgici del traffico di internazionale di coca è cosa conosciuta. Pochi mesi fa – a marzo – la finanza ha sequestrato 110 chili di polvere bianca. La sostanza era diretta a Palermo. Destinazione mafia, dunque. Ma anche la 'ndrangheta ha allungato le mani sullo scalo salernitano. Come ha ricordato lo stesso Saviano in un articolo pubblicato su Repubblica e dedicato ai narcotrafficanti della Capitale. Dove riporta una intercettazione tra il calabrese Furuli che incontra un napoletano, Mele, (vicino alla camorra), per chiedergli di eventuali agganci nel porto di Salerno, per uno “sbarco sicuro”.

Questo il testo dell'intercettazione.

Furuli: "...quindi a Salerno problemi zero pure che parliamo con te!"
Mele: "non ci stanno problemi, compà!"
Furuli: "...banchine, cose..."
Mele: "...tutto!" (...)
Furuli: "...speriamo Madonna bene! Perché potremmo avere bisogno...poi ti spiego tutto...”

La rilevanza del porto salernitano nella geografia degli scali ad alto scambio criminale è dovuta anche al ridimensionamento – in questo settore – dei porti di Gioia Tauro e Napoli, per anni epicentro del traffico internazionale di droga (e oggi parzialmente abbandonati perché nel mirino costante degli investigatori). Soprattutto della droga in arrivo dal Sudamerica via Spagna.

Sono diventati centrali anche i porti di Livorno, Vado Ligure, Genova.

Qualche mese prima di quel maxi sequestro, il nucleo di polizia tributaria della finanza di Salerno ha sgominato una associazione specializzata nel traffico e nello spaccio di droga tra Salerno e il Napoletano. In quel caso le indagini sono partite dopo il fortuito sequestrodi 30 chili di coca nel porto di Ambarli, in Turchia, ma diretta nel porto salernitano.

Quel sequestro ha poi provocato dissidi interni all'organizzazione che hanno provocato l'omicidio di Nicola Annunziata, 58enne, ucciso a Mugnano del Cardinale, in provincia di Avellino.

Salerno – come detto - è da tempo un crocevia di primo piano per certi traffici. Qualche anno fa è stato sequestrato un carico di oltre una tonnellata da hashish. Ma girano anche rifiuti, auto rubate, merce contraffatta. Un hub che la malavita organizzata ha scelto come riferimento nel cuore del Mediterraneo.

Da anni la camorra – ma anche le altre mafie – ha cambiato il suo modello organizzativo. I criminali – quelli che contano – sono ormai brooker. Fanno intermediazione tra i produttori di droga e i clan locali che devono poi occuparsi dello spaccio. E il tutto in collaborazione con riferimenti spagnoli e sudamericani.

Già nel 2007 lo scalo salernitano era stato segnalato dal ministero dell'Interno come uno dei porti italiani più a rischio. Qualche settimana prima la finanza aveva intercettato 250 chili di cocaina proveniente dalla Colombia e caricata in una bananiera.

I carichi illeciti viaggiano spesso all'interno di container insospettabili. In qualche caso è stata anche scoperta una complicità interna. Ma non sempre: del resto basta prelevare un borsone, una scatola da uno dei carichi e l'operazione non deve essere neppure registrata.

E con l'esponenziale aumento del traffico commerciale di questi anni non è davvero semplice verificare tutto. I controlli ci sono. E sono continui. Ma aggirarli è possibile.

Uno scalo che è quindi punto d'appoggio per la mafia, di riferimento per alcune cosche calabresi e terreno preferito per i clan di Torre Annunziata ed Ercolano.

Un incrocio pericoloso e dove scorre il business che gonfia le tasche del crimine organizzato.