Il mare è inquinato. Ma nessuno ha il coraggio di dirlo

I cartelloni con le condizioni del mare sono obbligatori da quattro anni. Ma chi li ha visti?

Dovrebbero informare sugli ultimi prelievi e sulle criticità della spiaggia. In tutta la Campania sono pochissimi. Per il resto la normativa è allegramente violata. Ignorando il diritto alla salute dei bagnanti.

di Luciano Trapanese

Michele Buonomo presidente di Legambiente Campania ha sintetizzato come meglio non poteva il viaggio che ogni anno Goletta Verde effettua sulle coste campane: «Siamo costretti a raccontare sempre bellezza e inferno. Il mare è solo una delle grandi contraddizioni di questa regione».

Bellezza e inferno. Il paradiso (abusivismo permettendo), della costa. E inferno, per larghi tratti di quel mare gravemente inquinato. Un malato cronico.

«La Regione Campania – sempre Buonomo - ha di fronte una sfida che non può perdere se davvero si vuole immaginare uno sviluppo diverso per questo territorio dal punto di vista ambientale, economico e culturale».

Ma è una sfida che non si sta vincendo. Nonostante i numeri di una stagione turistica da record. Numeri che rischiano di ingannare. Meglio non dimenticare che quei numeri (in Campania, ma non solo), sono figli del disastro sicurezza nel nord Africa: l'altra faccia del Mediterraneo, ormai uscita dalle rotte degli operatori turistici.

Tralasciando gli aspetti organizzativi, i trasporti, la ricezione e l'accoglienza. C'è una questione preliminare irrisolta. Una domanda che merita una risposta. Questa: i bagnanti sono informati sulle condizioni del mare nel quale stanno per tuffarsi?

La risposta è semplice: no, niente di niente.

La cartellonistica da spiaggia è una chimera, o quasi. E' obbligatoria da quattro anni, ma nessuno la utilizza. Goletta Verde ha avvistato solo due cartelli. Sarebbero importanti: informano il pubblico sulla qualità del mare (i prelievi degli ultimi quattro anni), i dati delle ultime analisi, le eventuali criticità anche della spiaggia.

Vi informano cioè se è salutare farvi un tuffo in quelle acque o se è meglio rinunciare.

Senza contare che in fondo al mare, su 30 punti monitorati, in ventotto è stata trovata la presenza di rifiuti di ogni tipo. In particolare plastica, la vera regina dei nostri mari.

La Campania primeggia in una classifica negativa rispetto alle condizioni del mare: il più alto numero di zone inquinate. Eccole: a rischio Fiumarella e la foce del torrente Savone a Mondragone, Mappatella Beach e San Giovanni a Teduccio a Napoli, la foce del lagno vesuviano a Ercolano, quella del fiume Sarno a Torre Annunziata e quella del rivo San Marco a Castellammare dove si aggiunge il lungomare Garibaldi. Stesso discorso per la foce del torrente Dragone ad Atrani e quella del Tusciano a Battipaglia, il lungomare Magazzeno a Pontecagnano, la Marina di Eboli, la spiaggia di Laura a Capaccio e quella di Ogliastro-Baia Arena, il lungomare Tafuri di Salerno.

Ma la situazione non migliora nei Regi Lagni di Castelvolturno, ponte della Gatta a Torre Annunziata, Licinella e foce del Solofrone a Capaccio.

Certo, ci sono anche undici le località promosse: quattro a Ischia, due a Procida, lago Fusaro a Bacoli, lungomare Caracciolo a Napoli, spiaggia delle Mortelle a Portici, baia di Alimuri a Meta e lungomare Marconi a Salerno.

Quello che veramente fa schifo è il sistema di depurazione delle acque: non funziona in 122 su 151 centri urbani.