Uragani nel Mediterraneo? E' già accaduto, a due passi da voi

Si chiamano Medicane, se ne forma uno ogni tre anni. Meno potenti degli hurricane, ma distruttivi

E con il continuo aumento delle temperature dell'acqua la situazione può solo peggiorare. L'allarme dei metereologi...

di Luciano Trapanese

Se pensate che gli uragani – o qualcosa di molto simile – non ci riguardino, vi sbagliate. Gli uragani mediterranei, chiamati “medicane”, sono abbastanza rari, ma non troppo. Più frequenti invece i Tropical Like Ciclone, i Tlc. Cicloni del tutto simili a quelli tropicali, con le stesse devastanti conseguenze. L'area maggiormente colpita in Italia è quella del Tirreno meridionale (dubitavate?).

Per formarsi non è che ci voglia molto. In fasi di fortissima instabilità e con il supporto di masse di aria calda e umida stagnante sopra la superficie marina, si possono formare cicloni con caratteristiche tropicali.

Sono caratterizzati da un “cuore caldo” e questo li differenzia dai cicloni più tipici dell'area mediterranea (che sono invece molto comuni).

Per stimare la forza del Tlc si ricorre alla scala Saffir Simpson, che li suddivide in Depressione tropicale mediterranea (venti inferiori ai 63 chilometri orari), Tempesta tropicale mediterranea (da 64 a 111 chilometri orari), e infine Uragano mediterraneo (Medicane, quando il vento supera i 111 chilometri orari).

Chiaro che i Medicane rappresentino la tempesta più devastante che il nostro mare può produrre. I venti possono raggiungere la velocità di 140 chilometri orari (comunque ben distante dai 300 di Irma che ha colpito i Caraibi e minaccia la Florida).

Come detto, sono rari. Ma non rarissimi: se ne forma uno ogni tre, quattro anni. Ecco quelli catalogati dal servizio meteorologico nazionale: Settembre 1947, Settembre 1969, Settembre 1973, Agosto 1976, Gennaio 1982, Settembre 1983, Dicembre 1984, Dicembre 1985, Ottobre 1994, Gennaio 1995, Ottobre 1996, Settembre 1997 e Dicembre 2005.

Tra i casi emblematici c'è l'uragano Cornelia, che si è formato nell'ottobre del '95 sulle Baleari. Si è formato come tempesta tropicale, ha attraversato la Sardegna e si è riversato nel Tirreno. Il contatto con le acque calde lo ha trasformato in un piccolo uragano, un Medicane. I venti sono arrivati fino a 145 chilometri orari. Ha flagellato – provocando danno gravi – tutte le isole Eolie. E travolto tutta l'Italia provocando alluvioni in Piemonte, Emilia, Calabria e Sicilia.

Nel corso degli anni successivi sono stati registrati anche Medicane più potenti (con venti oltre i 150 chilometri orari), ma per fortuna hanno completato la loro attività in mare.

Il fenomeno non è ancora molto studiato. Eppure bisognerebbe fare di più, anche perché le acque del Mediterraneo diventano sempre più calde, il che comporta anche fenomeni più intensi.

Per i metereologi è determinante restare sotto la soglia di aumento di un grado e mezzo. Altrimenti, come sostengono gli esperti di Meteo.it, «entro il 2050 si potrebbero realizzare anche nel Mediterraneo le condizioni per avere uragani devastanti come quelli che ogni anno si formano al largo del golfo del Messico»

«Mare caldo – aggiungono - , energia in gioco molto più potente, fenomeni sempre più intensi, cicloni che acquistano sempre più forza. Uno scenario che nessuno di noi vorrebbe che si verificasse, ma purtroppo dovremmo tenerne conto per il futuro».