di Luciano Trapanese
E' un fiorire in tutta la Campania, e non solo, di ordinanze contro la prostituzione. E accade grazie al decreto Minniti, convertito in legge, che consente ai sindaci di emettere provvedimenti in difesa del “decoro urbano”.
La schiera dei amministratori anti lucciole aumenta ogni giorno (tra gli altri lo stesso Mastella, a Benevento), ma questi provvedimenti sono davvero un deterrente per la prostituzione?
Crediamo di no. Il meretricio si sposta soltanto. Dalla strada in luoghi chiusi. Con buona pace del “decoro urbano” e di qualche coscienza (quello che non si vede non c'è). In realtà non si mette fine né alla tratta delle schiave e neppure allo sfruttamento delle ragazze. Si rende tutto meno visibile (forse). E con una conseguenza: quelle giovanissime, spesso nigeriane o dell'Est europeo, diventeranno ancora meno difendibili. Il loro sfruttamento ancora più selvaggio. Sono già fantasmi dedicati al piacere degli altri. Ora saranno anche invisibili. Ma – vuoi mettere? - si salva il decoro urbano...
Di provvedimenti, che non spettano certo ai primi cittadini, per mettere fine a questo mercato non se ne vedono. Rarissime anche le operazioni di carabinieri e polizia, che si concentrano su qualche casa a luci rosse dove trovano due o tre sudamericane spesso anche in regola con il permesso di soggiorno.
Ma le schiave, quelle “importate” per soddisfare i tanti clienti italiani (qualche milione), restano quello che sono: prigioniere di sfruttatori implacabili. E il loro numero è aumentato negli ultimi anni del 300 per cento (dati riferiti alla sola Nigeria). Il trenta per cento di queste ragazze ha molto meno di diciotto anni. Seimila ogni dodici mesi. Immaginate non solo il giro d'affari (si pensa sempre e solo a quello), ma il carico di sofferenza che pesa su queste giovanissime. Vite massacrate per il piacere di qualche milione di nostri connazionali.
Vi sembra una questione di decoro urbano? Le togliamo dalle strade e ce ne laviamo le mani? Davvero possiamo dire che poi va tutto bene?
Non crediamo.
Anche per questo i sindaci con la stella da sceriffo che armati di polizia municipale tentano di ripulire le strade “indecorosamente” affollate di ragazzine seminude, non risolvono un problema. Lo spostano. La classica polvere sotto il tappeto.
Il dibattito sulla prostituzione in Italia è stato sempre affrontato in modo estremo, senza mai adottare la linea del buon senso e del pragmatismo.
Ma in questo caso non si parla solo di legalizzare o meno il piacere a pagamento. La questione è più drammatica: come affrontare e mettere fine alla tratta delle schiave. Su questo punto non si dice niente. Mentre il bla bla bla sugli immigrati occupa ogni luogo, sulla sorte di queste schiave bambine poche parole, spesso di circostanza. Pronunciate, e senza troppa convinzione, se qualcuno le uccide. E questo qualcuno – la cronaca lo insegna – resta spesso sconosciuto. Forse le puttane non meritano giustizia. Nè tutela. Sono oggetti invisibili e nate per offrire un servizio...
Del resto, e questo è banale: se c'è la tratta è solo perché c'è anche la richiesta. La legge del mercato senza legge.