Il Vescovo al Ruggi con la reliquia di San Matteo

Moretti accolto all'ospedale da don Luigi Zoccola: «Il patrono è preghiera, non folklore»

Salerno.  

Monsignor Moretti tra i reparti del Ruggi, la reliquia del Santo Patrono all’ospedale: «Ci tenevamo ad essere presenti, qui c’è sofferenza ma anche cura, dobbiamo essere una famiglia». E don Luigi Zoccola lancia un appello ai salernitani e ai medici: «San Matteo non è folklore ma preghiera».

E’ arrivato al San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona intorno alle 10.30 di ieri l’arcivescovo di Salerno monsignor Luigi Moretti. Ad accoglierlo sorrisi e stupore, sia dei medici che degli utenti e pazienti tra le corsie dell’ospedale di via San Leonardo. Appena arrivato l’arcivescovo, in compagnia del rettore della cappellania ospedaliera don Luigi Zoccola si è diretto verso il centro di rianimazione del Ruggi.

Nel reparto specializzato è rimasto a lungo, prima di spostarsi tra le corsie. Saluti e affetto dimostrato da diversi pazienti ricoverati felici di stringere la mano all’arcivescovo della Diocesi salernitana, fitti dialoghi con gli ammalati prima di raggiungere la cappella dove lo attendevano medici e operatori sanitari. Al centro della cappella del Ruggi anche il braccio di San Matteo, la reliquia dell’Apostolo portata in ospedale proprio per la visita agli ammalati.

«In occasione della celebrazione della festa di San Matteo, quest’anno, abbiamo voluto fortemente la visita qui in ospedale - ha dichiarato l’arcivescovo Luigi Moretti proseguendo poi con la sua omelia – Qui, sicuramente, c’è sofferenza ma troviamo anche la cura per chi è malato. Celebriamo la messa proprio per loro, per i malati e per i medici così come per tutta la comunità dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona. Noi dobbiamo essere una unica famiglia che condivide gioie, sofferenze e paure», ha concluso.

Decise le parole del rettore della cappellania ospedaliera don Luigi Zoccola che ha accompagnato l’arcivescovo tra le corsie dell’ospedale: «Bisogna far capire alla città che San Matteo non è folclore ma è preghiera. Dobbiamo pregare, sempre, molto di più». Poi don Luigi Zoccola si è rivolto ai medici e agli operatori sanitari presenti in cappella: «Pregate e state vicino agli ammalati, quando sono stato ricoverato ad Udine la cappella dell’ospedale era sempre piena, questo è segno di un valore importante che dobbiamo conservare sempre». Un invito di intensa partecipazione da parte di don Luigi: “E’ un momento forte per la città che soffre” ha detto il rettore rivolgendosi ai presenti, dirigenti, personale di ogni ordine e grado, rappresentanti dei movimenti associativi e anche studenti del polo universitario nonchè tante famiglie in preghiera.

 

Redazione Sa