Quei falò che illuminano i corpi nudi delle prostitute

Viaggio tra le ragazze che si vendono in Litoranea di Salerno.

Nigeriane e ragazze dell'Est, storie terribili, segnate dalla violenza. Una strada maledetta. E pensare che qualcuno voleva trasformarla nella Rimini del sud.

Salerno.  

 

di elleti

Una striscia d'asfalto lunga quaranta chilometri, tra Salerno e Paestum. La Litoranea attraversa la Piana del Sele affacciandosi sul mare e la pineta, ed è da anni la strada della prostituzione. Le analisi (ministero dell'Interno, Gruppo Abele e altre associazioni), riferiscono di una crescita esponenziale delle “appartamentiste”, le donne che si vendono in casa. Ma qui, in questa terra di nessuno, la strada resta il luogo privilegiato per la più antica delle professioni. Non c'è pausa, giorno e notte, freddo o sole implacabile, loro sono lì, seminude, esposte, pronte a offrirsi.

Il territorio è stato rigidamente diviso. Nigeriane da una parte ragazze dell'Est dall'altra. Tra le bianche sono tante le rumene, le albanesi (meno di una volta), le bulgare, le ucraine, qualche russa. Nessuna cinese, loro lavorano – tradizionalmente – al chiuso.

A gestire gli affari delle ragazze africane è la potente mafia nigeriana, i Balck Axe (le asce nere), che hanno stretto legami importanti con la camorra (a Castel Volturno), e la mafia (nel quartiere palermitano di Ballarò), e oltre alla tratta e allo sfruttamento delle donne sono un riferimento per il traffico di sostanze stupefacenti. La mafia dell'Est si occupa delle giovani costrette a prostituirsi sull'altra parte delle strada.

Negli ultimi tempi sono comparse anche le italiane. Un po' in disparte. Di loro si occupano protettori, non sempre italiani, più spesso maghrebini.

I controlli e i fermi delle forze dell'ordine servono a poco. Le ragazze vengono sostituite con estrema facilità. Dopo qualche settimana si trasferiscono su altre “piazze”, in un ricambio continuo che è anche il sinistro segnale delle capacità criminali di chi le costringe a vendersi.

E' una prostituzione low cost, per tutte le tasche. Un business enorme, e che rende alla criminalità organizzata quasi quanto il traffico di sostanze stupefacenti (che prevede una organizzazione capillare, possibili scontri con altre bande e rischi e condanne molto più elevate).

Il gruppo più forte è sicuramente quello dei nigeriani. Hanno base a Benin City (da dove provengono quasi tutte le ragazze), ma con una estensione di livello internazionale e con crescenti rapporti in patria con i terrorosti di Boko Haram. In Italia hanno imparato a strutturarsi come la nostra criminalità organizzata, più simili alla camorra che alla mafia. Con tanti piccoli gruppi collegati fra loro, ma che spesso agiscono sui singoli territori in perfetta autonomia. Sono capaci di utilizzare al meglio le nuove tecnologie, eppure impongono l'obbedienza ad affiliati e ragazze avviate alla prostituzione con primitivi rituali d'iniziazione o l'uso del voodoo come arma di ricatto. L'omertà totale è un altro segno che li avvicina alla criminalità organizzata del Mezzogiorno.

Le ragazze nigeriane vengono spesso gestite da madame, donne più esperte che sono a loro volta in contatto diretto con esponenti più alti in grado del gruppo.

Sono poche le giovani che riescono a sottrarsi al giro. Soggiogate dalla violenza e anche dalla certezza che una loro ribellione avrebbe conseguenze inevitabili per i familiari rimasti in Nigeria. Temono più questo che la polizia. Qualche anno fa, dopo una retata degli agenti della polizia salernitana, una decina di nigeriane inscenò una protesta violentissima proprio all'interno degli uffici della questura. I poliziotti hanno dovuto impegnarsi a lungo per riportarle alla calma.

La Litoranea è stata per anni la strada degli abusi edilizi. Solo grazie al coraggio dell'allora (erano gli anni '90), sindaco di Eboli, Gerardo Rosania, i mostri di cemento sono stati abbattuti. Ma la sorte di quel nastro d'asfalto (tra l'altro teatro di tantissimi incidenti), è stata segnata comunque dall'illegalità, questa volta sotto forma di sfruttamento della prostituzione. Quasi una storia maledetta. Eppure, tra la pineta e il mare, qualche imprenditore aveva visto la possibilità di creare una Rimini del sud. Una visione sfumata presto. Ora, d'inverno, brillano solo decine di falò ad illuminare i corpi giovani di tante donne venute da lontano a vendersi la vita.